Le ricette di Dori che gli ha offerto il pane E la famiglia musulmana: «Lui è un santo»
La visita alle Case Bianche. I selfie e la telefonata alla donna in ospedale: «Mamma ti passo il Papa»
moglie Adele non ha potuto essere qui perché qualche giorno fa le conseguenze della bronchite su un fisico già molto provato l’hanno costretta al ricovero in ospedale. «L’ho spiegato al Papa e lui ha voluto telefonarle». Una figlia ha composto il numero: «Mamma ti passiamo il Papa». E Francesco le ha chiesto come stava, l’ha invitata a «offrire dolori e acciacchi al Signore», le ha raccomandato di pregare per lui e le ha mandato una benedizione via cellulare. I muri di queste pareti sono scrostati, le infiltrazioni e l’umidità rendono ancora più difficile la vita in questo alloggio: «Abbiamo chiesto tante volte il cambio di appartamento. Mia moglie è cieca e deve vivere con l’ossigenoterapia. Questo ambiente non fa bene alla sua salute e poi qui l’ascensore si rompe sempre», insiste Nuccio ripetendo le cose che ha detto al Papa.
Tanto questa casa racconta il dolore e la solitudine quotidiana, tanto quella di Mihoual Abdel Karim sa di festa: «Sono musulmano ma per me quell’uomo è un santo», ripete a chiunque lo incontri. Intorno a lui la moglie Tardane e i figli Nada, Jinane e Mahmoud: «Siamo una famiglia felice e adesso lo siamo ancora di più». Su un tavolino del salotto arredato con cura ci sono i dolci tipici della tradizione marocchina, i datteri ripieni, la frutta secca, una bevanda calda e il bicchiere di latte offerto al Pontefice: «Ha voluto che anche papà bevesse con lui», spiega Nada.
Forte della sfrontatezza dolce dei suoi 17 anni, ha chiesto: «Possiamo farci un selfie?». E lui? «Si è messo a ridere perché ha spiegato che glielo chiedono in tanti. E poi si è messo in posa con me. È stato come se lo avessi conosciuto da sempre». Tardane, la mamma, ha raccontato a Francesco la loro storia di musulmani da più di vent’anni in Italia e ben inseriti nella comunità. Il senso di questa visita? «Io ho capito che il Papa pensa anche a noi, alle persone musulmane. E vuole bene anche a noi». «La nostra vita da oggi è cambiata», ripete Mihoual che adesso ha solo una preoccupazione: «Devo andare a far ingrandire la foto del Papa seduto sul divano in mezzo alla mia famiglia. Ci faccio un quadro e lo appendo alla parete del salotto. Non lo dimenticheremo mai».