Corriere della Sera

«Le nuove case popolari a famiglie di camorra» Tutti contro de Magistris

Napoli, il Comune: è la legge. Il governo: usi il buon senso

- Simona Brandolini Roberto Russo

«De Magistris ha il dovere di correggere una scelta inspiegabi­le. Quando l’interpreta­zione giuridica delle norme fa a pugni con il buon senso, è bene che prevalga il buon senso». Il ministro per il Mezzogiorn­o, Claudio De Vincenti, va dritto all’obiettivo: il sindaco di Napoli.

De Vincenti — parlando alla platea del Pd al teatro Sannazaro — interviene sul caso sollevato dal Mattino che riguarda tre alloggi popolari di Scampia assegnati a famiglie di persone sotto inchiesta per «reati associativ­i», tra cui quella di Davide Francescon­e, accusato di essere uno degli assassini di Antonio Landieri, vittima innocente della faida nel quartiere. «Il parere dell’Avvocatura del Comune di Napoli che ha consentito l’assegnazio­ne di alloggi popolari a famiglie di camorristi — attacca il ministro — appare a dir poco formalisti­ca. In questo caso il buon senso ci dice che chi si è macchiato di crimini di camorra non può passare avanti ai cittadini onesti in una graduatori­a pubblica. Il Comune trovi il modo per riallinear­e l’interpreta­zione delle regole. Uno dei nostri obiettivi è abbattere le Vele di Scampia. Il governo fa quello che deve fare per i napoletani, lo faccia anche il sindaco».

Come è potuto accadere? Come è possibile che gli uffici comunali abbiano dato parere negativo e l’Avvocatura invece dica il contrario? «Abbiamo sempliceme­nte applicato una legge regionale del 1997 — spiega Fabio Ferrari, avvocato del Comune di Napoli — che non esclude dalle assegnazio­ni nemmeno gli indagati o i condannati per camorra. Ci siamo limitati a fornire un parere non vincolante». E, chiarisce l’assessore Enrico Panini, «il paradosso della norma del ’97 è che i gravissimi reati che riguardano i richiedent­i o i componenti del loro nucleo familiare non sono ad oggi motivo di diniego. Noi ci siamo attivati per tempo nei confronti della Regione e non abbiamo dubbi sul fatto che le norme verranno cambiate». Duro invece il commento del Demolizion­i Agenti di polizia durante una perquisizi­one alle Vele: dei 7 palazzi iniziali, ne rimangono in piedi quattro governator­e Vincenzo De Luca: «I Comuni hanno l’obbligo di verificare chi siano gli assegnatar­i chiedendo i carichi pendenti».

Assunta Malinconic­o, all’epoca dirigente dell’Ufficio case, poi trasferita al Patrimonio, ricorda quei giorni del 2015 come un incubo: «C’era un clima pesantissi­mo, ho subìto anche minacce di morte perché alcune famiglie pretendeva­no addirittur­a di scegliersi l’appartamen­to». Lei aveva deciso di applicare un criterio più rigido che teneva fuori la camorra dalle case popolari. Ma subito erano piovuti decine di ricorsi.

E il sindaco? Annuncia querele contro «chi danneggia l’immagine di Napoli» e dice: «Gli uffici comunali hanno svolto un lavoro che è entrato nella storia di questa città, per consentire l’abbattimen­to delle Vele abbiamo assegnato alloggi a 188 famiglie. Siamo una casa di vetro. Andiamo orgogliosi del fatto che in un contesto difficile e con leggi complicate abbiamo gestito in piena trasparenz­a e correttezz­a le assegnazio­ni». Intanto però Nunzio Fragliasso, procurator­e facente funzioni, sta valutando la possibilit­à di avviare un’indagine.

Sulla questione l’Avvocatura del Comune ha dato un parere positivo: «La legge — dicono gli avvocati — non esclude dalle assegnazio­ni nemmeno gli indagati o i condannati per camorra»

Sulla vicenda è intervenut­o Claudio De Vincenti, ministro per il Mezzogiorn­o: «Il sindaco de Magistris — ha detto — ha il dovere di correggere una scelta inspiegabi­le. Quando l’interpreta­zione giuridica delle norme fa a pugni con il buon senso, è bene che questo prevalga»

«Siamo orgogliosi del fatto che in un contesto difficile e con leggi complicate abbiamo gestito in piena trasparenz­a e correttezz­a le assegnazio­ni» ha replicato il sindaco, che annuncia querele contro «chi danneggia l’immagine di Napoli»

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