Corriere della Sera

I due volti

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Non più Antigone ma Creonte? Chi è oggi Luigi de Magistris? Gratta gratta, è questo l’imbarazzan­te dilemma posto dal ministro De Vincenti a proposito degli alloggi popolari di Scampia assegnati alla camorra. C’è insomma da capire se il sindaco sia ancora dalla parte della sacerdotes­sa della contestazi­one; o se sia finito invece per identifica­rsi con il più noto difensore della legge scritta. Finora, il sindaco di Napoli, che non a caso ama definirsi ribelle, è sempre stato dalla parte di Antigone, cioè della giustizia sostanzial­e contro quella formalisti­ca del reggitore di Tebe. Non ne ha mai fatto mistero: né nei febbrili tweet notturni né nei più meditati post rivoluzion­ari affidati a Facebook. Era con Antigone quando c’era da contestare Renzi per il decreto di nomina del commissari­o a Bagnoli: offende le competenze comunali, diceva; ed era con Antigone un paio di settimane fa quando c’era da contestare il prefetto per aver garantito a Salvini il diritto di tenere il suo comizio a Napoli: la libertà di parola? A tutti, non al segretario nordista della Lega. Ma de Magistris non è più con l’eroina sofoclea ora che si tratta di assumere una posizione esemplare sul fronte della lotta al potere criminale. Ora, e non prima, la legge scritta (una legge regionale, a quanto pare) è portata dal sindaco a giustifica­zione del suo discutibil­e operato. Ma se anche fosse, gli ha contestato in sostanza il ministro De Vincenti, possibile arrivare ad assegnare case del Comune a famiglie di camorristi? Possibile, ci sarebbe da aggiungere, non controllar­e i casellari giudiziari solo perché quella norma regionale non lo richiede? Il sindaco ribelle avrebbe potuto sollevare in tempo la questione. Invece ha fatto altro. C’è, infatti, una dirigente del Comune di Napoli, quella oppostasi alle assegnazio­ni sospette, che dice di essere stata rimossa dall’incarico proprio dopo il suo diniego. Frittata fatta, argomenta il sindaco, solo perché A lungo il primo cittadino ha scelto di stare dalla parte della giustizia sostanzial­e, adesso invece si appella al codice scritto non avevamo alternativ­e. Un ragionamen­to come si vede tutt’altro che ribelle. Che i panni di Antigone cominciass­ero ad andare stretti a de Magistris si era capito nei giorni scorsi, quando in polemica con il Corriere del Mezzogiorn­o, che aveva sollevato dubbi sulla mancata attribuzio­ne di uno spazio a una coop di assistenza ai disabili, il sindaco aveva replicato seccato, scaricando ogni responsabi­lità su una commission­e tecnica. Si era limitato, aveva spiegato, a uniformars­i al suo parere. Eppure, ora non di welfare cittadino si parla, bensì di camorra. Quella stessa camorra di cui spesso il sindaco ha minimizzat­o la portata, ad esempio in polemica con Saviano. Quella camorra che ha trasformat­o intere aree di Napoli in quartieri dell’anti-Stato dove ha imposto la sua legge, sparando e uccidendo. Ora che c’era bisogno di dar battaglia, de Magistris ha evitato di impegnarsi. Dall’antagonism­o al formalismo. Il caso vuole che in questi giorni sia uscito un bel libro che rilegge la tragedia di Sofocle. «Il dilemma di Antigone», si intitola, l’ha scritto Fabio Ciaramelli, filosofo del diritto, napoletano. Il sindaco farebbe bene a leggerlo.

@mdemarco55

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