LA GIUSTA RIABILITAZIONE DEL PRIMARIO CHE SVELÒ LA CHAT DEI GIOCHERELLONI
Lontano lontano, nel piccolo ospedale di Cueibet nel Sud Sudan, l’unico per 200 mila persone nel raggio di migliaia di chilometri quadrati, dove tutto solo con un medico ugandese del Cuamm-Medici con l’Africa affronta quotidianamente emergenze sanitarie da far tremare le vene e i polsi, Vincenzo Riboni è stato raggiunto da una sentenza del Tribunale civile di Vicenza. Dice (meglio tardi che mai) che aveva ragione lui quando denunciò alla direzione dell’ospedale vicentino l’esistenza di una chat, chiamata «Gli amici di Maria», traboccante di messaggi su una specie di gara tra medici e infermieri su chi riusciva a infilare nei pazienti le siringhe o le cannule più grosse. Un’idea demenziale. Sviluppata in un luogo come il Pronto soccorso, di cui Riboni era il primario, dove i ricoverati vivono ore di dolore e di angoscia. «Era solo uno scherzo», dissero i protagonisti della stupida chat. E col sindacato riuscirono a rovesciare le parti accusando l’accusatore d’aver esagerato nella denuncia falsando i fatti: «Ora chi pagherà i danni di immagine al Pronto soccorso, all’ospedale San Bortolo e all’intera città?» Risultato: l’unico a pagare fu lui, il medico, sospeso per 10 giorni e avviato verso la pensione con addosso il marchio d’aver infangato dei semplici giocherelloni. No, dice il verdetto: «In esatto adempimento dei propri doveri professionali», il primario «ha doverosamente provveduto a segnalare fatti di potenziale rilevanza disciplinare all’Ufficio competente rimettendo a quest’ultimo il completo accertamento dei fatti». Che poi il resoconto sintetico della riunione con gli inventori della gara demenziale fosse fedelissimo o meno rispetto al nastro registrato «tale doglianza risulta del tutto irrilevante». Fine: ha torto la direzione sanitaria, che deve pagare le spese processuali. Laggiù in mezzo all’Africa, Riboni ha il sorriso amaro. Certo, contro i «giocherelloni» delle chat ha vinto… Ma ha altro cui pensare: «Ho appena perso due bambini per malaria cerebrale…»