Corriere della Sera

Gli aguzzini minorenni del tredicenne disabile

- Luciana Goffi,

Caro Aldo, sono sconvolta al pensiero che gli aguzzini del povero tredicenne disabile di Giugliano abbiano meno di 14 anni. Com’è possibile che degli esseri umani così giovani (sono solo poco più che bambini...) siano già in grado di pensare e fare cose così immorali e malvagie? Quello che hanno commesso è già di per sé un fatto gravissimo, e pensare che lo abbiano fatto dei ragazzini mi impression­a ancora di più.

Margherita Bernasconi

Se quei ragazzi hanno commesso volontaria­mente tali abusi/reati sono perfettame­nte in grado di essere processati e incarcerat­i. La frottola che un quattordic­enne sia un «bimbo» (solo a livello di ingenuità) valeva 40 anni fa. Oggi spacciano droga, rapinano, sparano, ecc.

Luca Bonora

Bisogna annientare sul nascere simili branchi di bestie (con rispetto alle bestie vere). È diventata una moda di questi ragazzacci fare del male ai coetanei. Bisogna correre ai ripari al più presto.

Clara Frixione

Tranquilli. Ora verrà magari un Don Mazzi che li porterà con lui, li farà studiare e li farà integrare. Solo quel povero ragazzo di Giugliano, oltre ai suoi problemi, porterà pure questo fatto atroce per tutta la vita. Maria De Martino

Bisogna mandarli in una comunità, farli lavorare con i disabili con controlli a vista, e di sera chiuderli in carcere. Altro che affidarli ai genitori, visto che i genitori non conoscevan­o i propri figli.

Anna Pagano

Ma perché alcuni ragazzi sono stati affidati ai genitori che non si erano accorti di avere figli del genere, mentre è stata tolta una bambina a due genitori solo perché un po’ avanti con gli anni?

Regina Caimmi

Giugliano è una sorta di buco nero d’Italia. Ha 123 mila abitanti — più di Bergamo e Vicenza, più del doppio di Mantova e Siena — ma quasi nessuno sa che esiste, e quasi nessuno se ne occupa. Ne riparlerem­o. Le lettere firmate con nome, cognome e città e le foto vanno inviate a «Lo dico al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579

lettere@corriere.it lettereald­ocazzullo @corriere.it

Aldo Cazzullo - «Lo dico al Corriere» «Lo dico al Corriere» @corriere

Caro Aldo,

estendere le zone pedonali non è soltanto una misura antiterror­ismo; è una battaglia culturale e di buon senso. Vedere transitare sui delicati sanpietrin­i di Roma certi bus gigantesch­i stringe il cuore. Anche le altre città italiane sono molto più belle senza auto nei centri storici.

Brescia

Cara Luciana,

Aogni attacco tendiamo un po’ tutti a ripetere che il terrorismo non deve cambiare il nostro stile di vita. Ma il terrorismo finisce sempre per cambiare qualcosa: pensi ai controlli negli aeroporti. Non è detto però che il cambiament­o sia sempre negativo.

Anch’io come lei credo che ci siano troppi camion, pullman, auto nei centri delle nostre città. Se la notte del 14 luglio il blocco della Promenade des Anglais fosse stato fatto rispettare, Mohamed Lahouaiej-Bouhlel non avrebbe potuto falciare 86 persone. Se il mercatino di Natale di Berlino fosse stato isolato in modo meno approssima­tivo, Anis Amri non avrebbe potuto colpire. Intendiamo­ci: proteggerc­i dagli attacchi solitari è impossibil­e. Si possono prendere misure preventive per tentare di ridurre i danni. I possibili obiettivi della capitale, da San Pietro ai Palazzi spesso esecrati che restano il simbolo della nostra democrazia, sono ancora troppo facili da raggiunger­e in auto.

Ma non è solo una questione di sicurezza. In questo inverno poco piovoso, nei centri delle nostre città si soffocava. Con rare isole felici. Piazza della Loggia nella sua Brescia è bellissima, come il lungomare di Napoli senza auto. A Torino in centro si può entrare sempre, salvo tre ore la mattina; ora Chiara Appendino vuole giustament­e prolungare la chiusura sino alle 19; ma la situazione è meno grave perché Torino è quasi una città di fondazione, inventata alla fine del ’500 come capitale politica e all’inizio del ’900 come capitale economica, sempre pronta ad aprirsi in viali e piazze d’armi. Milano e Roma sono cresciute nei secoli in modo caotico. Attraversa­no due fasi diverse: Milano è allo zenith dell’innovazion­e e della bellezza, Roma al nadir del caos e della sporcizia (ma si riprenderà). Hanno in comune un problema: le vie dei centri storici sono irrespirab­ili per lo smog. Occorre un piano graduale di riduzione del traffico privato e migliorame­nto dei mezzi pubblici, puntando su veicoli elettrici e ibridi: lo scandalo mondiale delle emissioni dei diesel è lì a dimostrare come sia facile aggirare le norme.

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