Aiutini per chi conta, l’Argentina di Messi ringrazia Il peso degli sponsor, l’orientamento della nuova Fifa: danneggiato dall’arbitro il Cile protesta
Che qualcosa sia andato effettivamente storto nell’arbitraggio di Argentina-Cile dell’altra notte, a partire dal generosissimo calcio di rigore che ha consentito a Messi di consegnare ai suoi connazionali vittoria e terzo posto nel girone riavvicinandoli così sensibilmente al Mondiale, lo conferma il fatto che da giorni anche i quotidiani generalisti di Buenos Aires non parlino d’altro: «Non abbiamo bisogno di questi aiuti» è stata l’indignata analisi del solitamente più sobrio Clarin, che ha posto anche l’accento sui tremendi insulti di Leo al guardalinee e soprattutto sulle mancate conseguenze di un gesto che, secondo invece un retroscena svelato ieri da Olé, l’arbitro brasiliano Ricci manco ha menzionato sul referto.
Oltre cordigliera ovviamente ci vanno giù più pesanti, «la Fifa vuole l’Argentina in Russia» è il commento più diffuso, a conferma che il tema della famigerata sudditanza arbitrale funzionale all’interesse superiore — peso degli sponsor, esigenze mediatiche: insomma il calcio moderno — non rappresenta un’esclusiva europea. Che lo sport del Duemila non possa fare a meno dei suoi testimonial principali è in realtà un’osservazione (d. spa.) Il secondo oro Mondiale di fila arriva sulla pista di Idre, in Svezia, a riempire una bacheca già zeppa di trofei. Valentina Greggio (foto), 26 anni, si conferma la regina dello sci di velocità, disciplina che ha preso il posto del «Chilometro lanciato». La campionessa di Verbania batte le avversarie sfrecciando a 171,50 km/h. Alle sue spalle: la francese Karine Dubouchet Revol (170,76) e la svedese Lisa Hovland Uden (169,18). Dopo il successo ai Mondiali, Greggio punta alla Coppa del Mondo dove è imbattuta da due anni. Ma di tempo per festeggiare ne ha poco: da mercoledì a Vars, sulle Alpi Perdonato Lionel Messi, gol e insulti all’arbitro (Afp) Gianni Infantino, motivando le ragioni della nuova strategia inclusiva del governo del pallone: «Grazie al Mondiale a 48 squadre, Paesi finora ai margini del calcio potranno sognare di parteciparvi e giocatori come Weah o Ibrahimovic non resteranno fuori».
È insomma chiaro che un Mondiale con Messi o Cristiano Ronaldo sia diverso da un Mondiale senza, così come è chiaro ad esempio che gli sponsor abbiano svolto un ruolo decisivo nel rapido dietrofront di Leo dopo il clamoroso annuncio di diserzione dalla Nazionale. Un altro conto però è il rispetto delle regole, ed è evidente come un arbitraggio come quello del signor Ricci – lo stesso che Neymar nel 2011 dovette risarcire con 6200 euro dopo avergli dato del ladro su twitter – non sia d’aiuto per nessuno, anzi.
Le regole sono regole, comprese quelle un po’ paradossali per le quali — in un calcio che vorrebbe esser sempre più inclusivo — al prossimo Mondiale a 32 ci sarà posto solo per 13 europee. E che una tra Italia e Spagna potrebbe dover lasciare il suo a, col dovuto rispetto, Burkina Faso o Repubblica Democratica del Congo.
Infantino Grazie al Mondiale allargato, giocatori come Weah o Ibra non resteranno più fuori