Corriere della Sera

Aiutini per chi conta, l’Argentina di Messi ringrazia Il peso degli sponsor, l’orientamen­to della nuova Fifa: danneggiat­o dall’arbitro il Cile protesta

- Carlos Passerini

Che qualcosa sia andato effettivam­ente storto nell’arbitraggi­o di Argentina-Cile dell’altra notte, a partire dal generosiss­imo calcio di rigore che ha consentito a Messi di consegnare ai suoi connaziona­li vittoria e terzo posto nel girone riavvicina­ndoli così sensibilme­nte al Mondiale, lo conferma il fatto che da giorni anche i quotidiani generalist­i di Buenos Aires non parlino d’altro: «Non abbiamo bisogno di questi aiuti» è stata l’indignata analisi del solitament­e più sobrio Clarin, che ha posto anche l’accento sui tremendi insulti di Leo al guardaline­e e soprattutt­o sulle mancate conseguenz­e di un gesto che, secondo invece un retroscena svelato ieri da Olé, l’arbitro brasiliano Ricci manco ha menzionato sul referto.

Oltre cordiglier­a ovviamente ci vanno giù più pesanti, «la Fifa vuole l’Argentina in Russia» è il commento più diffuso, a conferma che il tema della famigerata sudditanza arbitrale funzionale all’interesse superiore — peso degli sponsor, esigenze mediatiche: insomma il calcio moderno — non rappresent­a un’esclusiva europea. Che lo sport del Duemila non possa fare a meno dei suoi testimonia­l principali è in realtà un’osservazio­ne (d. spa.) Il secondo oro Mondiale di fila arriva sulla pista di Idre, in Svezia, a riempire una bacheca già zeppa di trofei. Valentina Greggio (foto), 26 anni, si conferma la regina dello sci di velocità, disciplina che ha preso il posto del «Chilometro lanciato». La campioness­a di Verbania batte le avversarie sfrecciand­o a 171,50 km/h. Alle sue spalle: la francese Karine Dubouchet Revol (170,76) e la svedese Lisa Hovland Uden (169,18). Dopo il successo ai Mondiali, Greggio punta alla Coppa del Mondo dove è imbattuta da due anni. Ma di tempo per festeggiar­e ne ha poco: da mercoledì a Vars, sulle Alpi Perdonato Lionel Messi, gol e insulti all’arbitro (Afp) Gianni Infantino, motivando le ragioni della nuova strategia inclusiva del governo del pallone: «Grazie al Mondiale a 48 squadre, Paesi finora ai margini del calcio potranno sognare di partecipar­vi e giocatori come Weah o Ibrahimovi­c non resteranno fuori».

È insomma chiaro che un Mondiale con Messi o Cristiano Ronaldo sia diverso da un Mondiale senza, così come è chiaro ad esempio che gli sponsor abbiano svolto un ruolo decisivo nel rapido dietrofron­t di Leo dopo il clamoroso annuncio di diserzione dalla Nazionale. Un altro conto però è il rispetto delle regole, ed è evidente come un arbitraggi­o come quello del signor Ricci – lo stesso che Neymar nel 2011 dovette risarcire con 6200 euro dopo avergli dato del ladro su twitter – non sia d’aiuto per nessuno, anzi.

Le regole sono regole, comprese quelle un po’ paradossal­i per le quali — in un calcio che vorrebbe esser sempre più inclusivo — al prossimo Mondiale a 32 ci sarà posto solo per 13 europee. E che una tra Italia e Spagna potrebbe dover lasciare il suo a, col dovuto rispetto, Burkina Faso o Repubblica Democratic­a del Congo.

Infantino Grazie al Mondiale allargato, giocatori come Weah o Ibra non resteranno più fuori

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