Se un bel documentario riesce a cambiare l’identità di un network
Se un (bel) documentario serve ad ampliare, ringiovanire e «qualificare» il pubblico di una rete: colpisce nella settimana il balzo di Rete4, che «sposta» la propria identità di network acquistando e programmando «Planet Earth II», il viaggio realizzato dal Natural History Unit della Bbc in quaranta paesi, per oltre duemila giorni di riprese (tre anni e più).
Un prodotto d’eccellenza — il primo documentario realizzato in full HD — che ottiene un buon risultato anche nella programmazione nazionale, conquistandosi il prime time di una serata già piuttosto affollata (il giovedì, col successo della fiction «Sorelle» su Rai1, e la buona performance di «Lo scherzo perfetto» su Italia 1). L’ascolto di «Planet Earth II» su Rete4 è stato di 1.332.000 spettatori medi, per una share del 5,5% (ma con picchi importanti, di quasi 2 milioni di spettatori poco prima delle dieci di sera). Ma l’aspetto più interessante riguarda la composizione del pubblico: il prodotto Bbc ringiovanisce decisamente il profilo d’ascolto delle Rete, polarizzandolo sugli uomini fra 30 e 40 anni (qui si raggiunge l’8% di share medio) e sulle donne tra 25 e 34 anni (per una share dell’8,2%). Sono questi i picchi in termini di share medi, per una rete abituata a viaggiare su ascolti decisamente più spostati su un consumo anziano.
Così, giovedì sera Rete4 risulta «più giovane» di Rai2, che propone il «giovanilistico» «Nemo» (una delle operazioni della nuova Rai che non riesce proprio a decollare…). La mappa del consumo di «Planet Earth» mostra anche una prevalenza del Nord (6,7% di share) sul resto del Paese, e una notevole trasversalità rispetto ai livelli di istruzione. Resta infine da constatare che prodotti di tale livello possono essere solo acquistati dall’estero (in particolare dalla Bbc); che a farlo sia la tv commerciale, e non il servizio pubblico, è un’altra peculiarità dell’Italia. (a.g.) In collaborazione con Massimo Scaglioni,
elaborazione su dati Auditel