«Questi sacrifici ci serviranno per il posto fisso»
«Era un gruppo affiatato», spiegano i colleghi di Ovada della «San Giovanni Strade», la ditta per la quale lavoravano Antonio Gigliotti, 44 anni e Giovanni Casaburi di 54 che ieri sono morti investiti da un Tir sull’Autostrada del Fiori. Facevano parte della stessa squadra anche Antonio Coluccia, Claudio Paris, Giambattista Grandinetti e Jack Charlie Baldazar, peruviano, rimasti feriti. «Giovanni — dice Lina Pellicano, la compagna di Casaburi —, era tornato la sera prima da quello stesso luogo, perché si era verificato un altro incidente. Per completare il ripristino si era svegliato all’alba ed era partito con i colleghi. Un impegno, il suo, faticoso, senza orari. Ma lo faceva con dedizione». La donna ricorda la sua ultima frase prima di uscire: «Tanti sacrifici — aveva detto Casaburi —, ma vedrai che serviranno. Mi hanno promesso un posto fisso». Una prospettiva che per l’uomo, originario di Sala Consilina (Salerno), a Ovada da dieci anni, rappresentava la sicurezza. Antonio Gigliotti, invece, in Piemonte, era arrivato solo da qualche anno. Immigrato dalla Calabria, da Ovada si era trasferito nell’Astigiano dove «aveva affittato un cascinale con un po’ di terra e coltivava un vigneto». Lì viveva con la moglie, Laura Negro e la figlia di 6 mesi: «Si era trasferito ad Asti e si era adattato a fare quel lavoro solo per amore verso di me e la nostra piccola».