Corriere della Sera

Francesco: ora so perché dite che Milano ha il cuore in mano

Bergoglio ringrazia anche i non credenti. Poi il richiamo contro pregiudizi e interessi personali: «Luci false»

- Fabrizio Caccia

E dopo l’incontro con Milano e i milanesi, il Papa tornato a casa ha voluto far sentire quanta emozione gli ha provocato la visita di sabato. Ha deciso, così, di farlo a modo suo. Ieri Francesco, dopo l’Angelus, ha sorpreso tutti di nuovo, rivolgendo un grazie alla città ambrosiana direttamen­te in dialetto meneghino: «Ho constatato che è vero quello che si dice: a Milan si riceve col coeur in man, grazie...», ha detto al microfono, subito salutato dagli applausi dei 25 mila fedeli accorsi in piazza San Pietro. E ancora: «Vorrei ringraziar­e il cardinale arcivescov­o e tutto il popolo milanese per la calorosa accoglienz­a. Veramente mi sono sentito a casa, e questo con tutti, credenti e non credenti», ha aggiunto Bergoglio, parlando dalla finestra del Palazzo apostolico e ricordando­si, inoltre, di dare il benvenuto agli «adolescent­i del decanato RomanaVitt­oria», che hanno ricambiato la visita e sono arrivati giusto da Milano il giorno dopo il grande bagno di folla.

Poi, Francesco ha reso omaggio ai nuovi beati proclamati in Spagna, i martiri della guerra civile José Alvarez-Benavides y de la Torre e 114 compagni. E se a Milano, nel suo discorso, aveva invitato tutti a «ospitare le differenze», «abbracciar­e i confini» e «dare accoglienz­a a chi ne ha bisogno», nell’Angelus di ieri il Papa ha ricordato la parabola della guarigione del cieco, uno dei due miracoli attribuiti a Gesù «luce del mondo». «Il cieco dalla nascita rappresent­a ognuno di noi — ammonisce il Pontefice — che siamo stati creati per conoscere Dio ma a causa del peccato siamo come ciechi. E allora abbiamo bisogno di una luce nuova, quella della fede». «Che cosa significa camminare nella luce? Significa — spiega il Papa — abbandonar­e le luci false: la luce fredda e fatua del pregiudizi­o contro gli altri, perché il pregiudizi­o distorce la realtà e ci carica di avversione contro coloro che giudichiam­o senza misericord­ia e condanniam­o senza appello». Ma c’è anche un’altra luce da temere, conclude Francesco, «quella dell’interesse personale: se valutiamo uomini e cose in base al criterio del nostro utile, del nostro piacere, se andiamo su questa strada, camminiamo nelle ombre».

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