Gli ulivi e il fronte del «no» a priori
Lecce, la polizia apre un varco tra i manifestanti per spostare gli alberi che saranno ripiantati a fine lavori Emiliano: un dolore vedere uomini in divisa contro i sindaci. Il 4 aprile la Consulta sul ricorso della Regione
Proteste e scontri tra polizia e manifestanti nel Salento per dire no al gasdotto che costringerebbe a sradicare gli ulivi. Ieri erano i No Tav in Piemonte, oggi i No Tap in Puglia. Proteste, spesso, venate di ideologia. A opporsi alle forze dell’ordine anche alcuni sindaci.
«Ragazzi, dai, facciamo il nostro lavoro». Gli agenti di polizia sono abituati a farsi scudo con questa frase. E anche ieri, nelle campagne del Salento, l’hanno ripetuta più volte fronteggiando, tra spintoni e tafferugli, i NoTap, circa 300 persone che si oppongono al gasdotto che approderà sul litorale di San Foca, frazione di Melendugno. La differenza rispetto alle piazze e agli stadi è il «lavoro»: presidiare il transito dei camion che trasportano ulivi espiantati. Ventotto ulivi in tutto ieri (che si aggiungono ai 33 già trasferiti il 20 marzo, prima del momentaneo stop), per i quali due agenti sono rimasti contusi a causa del lancio di sassi da parte dei manifestanti. Due persone si sono sentite male: un 15enne e un 65enne in sciopero della fame da una settimana, soccorso da un’ambulanza che lo ha portato all’ospedale di Galatina dopo la prima carica degli agenti intervenuti a forzare il blocco del cantiere, tra fischi e urla e un elicottero della polizia a controllare l’area. Tutti assicurano che non si voleva arrivare al confronto violento: non volevano i manifestanti (un centinaio quelli in prima linea), tra cui sindaci e consiglieri regionali, donne e interi gruppi familiari; né gli agenti che dovevano far passare i camion con gli ulivi. Ma per aprire un varco, le fazioni contrapposte sono arrivate, inevitabilmente, a contatto.
«Un dolore enorme — sottolinea il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano — per i sindaci che si sono trovati davanti ai manganelli. E per me, che con le forze dell’ordine ho sempre lavorato. È stato un dramma constatare che per obbedire agli ordini quegli uomini in divisa siano dovuti entrare in contatto fisico con sindaci e cittadini per colpa di politici che non ascoltano». Il governo — ha ribadito — «dà la misura della sua incapacità di ascoltare una regione intera».
La protesta di ieri è scoppiata alla riapertura del cantiere dopo il doppio via libera di lunedì: l’ok del Consiglio di Stato, che ha respinto gli appelli del Comune di Melendugno e della Regione Puglia sulla valutazione di impatto ambientale, e quello del ministero dell’Ambiente che ha inviato alla Prefettura di Lecce una nota per autorizzare l’espianto degli ulivi, sospeso dal prefetto di Lecce (che nella serata di ieri ha convocato i sindaci) in attesa di chiarimenti del ministero sull’iter autorizzativo. Nota che la Le autorizzazioni Il cantiere è riaperto dopo gli ok di Consiglio di Stato e ministero dell’Ambiente
Regione ha deciso di impugnare dinanzi al Tar.
Il gasdotto Tap, Trans adriatic pipeline da 878 chilometri, rappresenta la parte terminale del corridoio meridionale europeo del gas, 3.500 chilometri dall’Azerbaijan all’Italia. Di questi, poco più di 8 chilometri saranno in provincia di Lecce, dall’approdo sul litorale di San Foca al terminale di ricezione nelle campagne di Melendugno. I lavori preliminari prevedono, per la realizzazione di un microtunnel, l’espianto di 211 ulivi, da trasportare nel sito di stoccaggio dal quale saranno riportati nel luogo di origine una volta realizzato il tunnel.
Ma la Regione Puglia, nonostante tutti gli ok avuti da Tap, non demorde perché, come spiega Emiliano, «non diciamo no al gasdotto ma che si faccia altrove, laddove lo vogliono. E poi pende ancora davanti alla Corte costituzionale il ricorso per conflitto di attribuzione proposto dalla Regione nei confronti del governo». Insomma, per Emiliano la partita non è chiusa: la Consulta si pronuncerà il 4 aprile.
Il governo dà la misura della sua incapacità di ascoltare un’intera regione. Noi non ci opponiamo al Tap, ma va fatto altrove: dove lo vogliono