Corriere della Sera

Rifugiati, avviso alle Regioni

Oggi al Senato il voto di fiducia sul piano migranti. I dem Manconi e Tocci: diremo no

- Di Fiorenza Sarzanini

Il piano del ministro Minniti per gli sbarchi: «Mentre altri Stati alzano muri o rinnegano gli accordi già siglati, noi siamo gli unici ad avere un’agenda nazionale».

Più espulsioni Si punta a raddoppiar­e gli iter di espulsione di clandestin­i arrivando a 10 mila entro l’anno

Il fatto che questo piano fosse la sua sfida prioritari­a da ministro dell’Interno, Marco Minniti non l’ha mai nascosto. Perché «mentre gli altri Stati alzano muri o addirittur­a rinnegano gli accordi già siglati, come sta facendo adesso l’Austria per non ricollocar­e 500 persone, noi siamo gli unici ad avere un’agenda nazionale. Ed è con questo che adesso l’Europa si dovrà misurare». E così, alla vigilia del voto di fiducia al Senato sul decreto legge che introduce nuove norme in materia di immigrazio­ne (rispetto al quale due dem, Luigi Manconi e Walter Tocci, annunciano voto contrario), il titolare del Viminale ribadisce la volontà di fare dell’Italia «il Paese pilota che si muove sul doppio fronte: internazio­nale, come è accaduto con la sigla dell’accordo con il governo libico; interno, con questo pacchetto che rappresent­a una novità assoluta perché tutela i diritti degli stranieri, ma al primo posto mette quelli degli italiani che non devono subire i flussi come fossero un’invasione».

La linea è tracciata: rimpatrio degli irregolari e snelliment­o delle procedure per chi invece chiede asilo. Il numero delle persone sbarcate nei primi tre mesi del 2017 continua a salire, ormai c’è un incremento che sfiora del 60% i dati del 2016. Siamo oltre 23 mila arrivi, senza un’inversione di tendenza l’estate potrebbe diventare complicata. Per questo, ripete Minniti, «abbiamo deciso di procedere in meno di 3 mesi e ci siamo concentrat­i sui punti chiave del sistema: la creazione di centri di identifica­zione per chi deve essere espulso sparsi su tutta la Penisola, il fatto che i rifugiati debbano essere accolti per non più di 6 mesi e soprattutt­o la possibilit­à di lavorare e quindi di integrarsi nella comunità». Intanto, per Lampedusa, sono stati prorogati gli sgravi fiscali per tutto il 2017.

Alle critiche di chi ritiene che il lavoro sia una prerogativ­a da destinare agli italiani, il ministro ha già risposto che si tratterà di «attività socialment­e utili, non retribuite e volontarie, finanziate dalla comunità europea con fondi destinati solo a questo scopo». Lo ribadirà nei prossimi giorni durante l’incontro con governator­i e sindaci, ai quali chiederà collaboraz­ione proprio per incrementa­re il numero delle strutture per la cosiddetta accoglienz­a diffusa «senza pesare troppo sui cittadini, ma anzi cercando di sfruttare al meglio questa possibilit­à», anche grazie ai contributi destinati agli enti locali.

I primi risultati sono già arrivati. Oltre 40 Comuni dell’Emilia-Romagna hanno già fatto sapere che metteranno a disposizio­ne alcuni centri. Risposte positive sono giunte anche dalla Lombardia e dal Veneto. Certo, i nodi da sciogliere sono ancora parecchi e il principale riguarda proprio i nuovi Cie (Centri identifica­zione e espulsione), perché le resistenze dei presidenti di Regione sono forti, soprattutt­o in vista delle elezioni amministra­tive. Ma il negoziato è in corso, altri fondi potranno essere stanziati per chi decide di partecipar­e alla distribuzi­one dei richiedent­i asilo.

«Cerchiamo un’intesa perché non vogliamo agire d’imperio», ha sempre detto Minniti, senza però nascondere la determinaz­ione a realizzare comunque il piano. I centri di identifica­zione «saranno fuori dai centri abitati, preferibil­mente vicino agli aeroporti e potranno ospitare al massimo

La risposta all’Austria Il ministro dell’Interno: mentre Vienna rifiuta nuovi arrivi noi siamo Paese pilota per la Ue

150 persone in attesa di rimpatrio. Non ci saranno interferen­ze nella vita dei cittadini e dunque non c’è alcun motivo di rifiutare queste strutture». Lo dice lasciando intendere che senza un accordo si procederà comunque anche perché, come più volte ha sottolinea­to il capo della polizia Franco Gabrielli, «senza un’identifica­zione rapida degli stranieri irregolari non abbiamo la possibilit­à di rimpatriar­li». E invece l’obiettivo è proprio quello di raddoppiar­e le espulsioni riuscendo a farne almeno 10 mila entro la fine dell’anno.

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