Rifugiati, avviso alle Regioni
Oggi al Senato il voto di fiducia sul piano migranti. I dem Manconi e Tocci: diremo no
Il piano del ministro Minniti per gli sbarchi: «Mentre altri Stati alzano muri o rinnegano gli accordi già siglati, noi siamo gli unici ad avere un’agenda nazionale».
Più espulsioni Si punta a raddoppiare gli iter di espulsione di clandestini arrivando a 10 mila entro l’anno
Il fatto che questo piano fosse la sua sfida prioritaria da ministro dell’Interno, Marco Minniti non l’ha mai nascosto. Perché «mentre gli altri Stati alzano muri o addirittura rinnegano gli accordi già siglati, come sta facendo adesso l’Austria per non ricollocare 500 persone, noi siamo gli unici ad avere un’agenda nazionale. Ed è con questo che adesso l’Europa si dovrà misurare». E così, alla vigilia del voto di fiducia al Senato sul decreto legge che introduce nuove norme in materia di immigrazione (rispetto al quale due dem, Luigi Manconi e Walter Tocci, annunciano voto contrario), il titolare del Viminale ribadisce la volontà di fare dell’Italia «il Paese pilota che si muove sul doppio fronte: internazionale, come è accaduto con la sigla dell’accordo con il governo libico; interno, con questo pacchetto che rappresenta una novità assoluta perché tutela i diritti degli stranieri, ma al primo posto mette quelli degli italiani che non devono subire i flussi come fossero un’invasione».
La linea è tracciata: rimpatrio degli irregolari e snellimento delle procedure per chi invece chiede asilo. Il numero delle persone sbarcate nei primi tre mesi del 2017 continua a salire, ormai c’è un incremento che sfiora del 60% i dati del 2016. Siamo oltre 23 mila arrivi, senza un’inversione di tendenza l’estate potrebbe diventare complicata. Per questo, ripete Minniti, «abbiamo deciso di procedere in meno di 3 mesi e ci siamo concentrati sui punti chiave del sistema: la creazione di centri di identificazione per chi deve essere espulso sparsi su tutta la Penisola, il fatto che i rifugiati debbano essere accolti per non più di 6 mesi e soprattutto la possibilità di lavorare e quindi di integrarsi nella comunità». Intanto, per Lampedusa, sono stati prorogati gli sgravi fiscali per tutto il 2017.
Alle critiche di chi ritiene che il lavoro sia una prerogativa da destinare agli italiani, il ministro ha già risposto che si tratterà di «attività socialmente utili, non retribuite e volontarie, finanziate dalla comunità europea con fondi destinati solo a questo scopo». Lo ribadirà nei prossimi giorni durante l’incontro con governatori e sindaci, ai quali chiederà collaborazione proprio per incrementare il numero delle strutture per la cosiddetta accoglienza diffusa «senza pesare troppo sui cittadini, ma anzi cercando di sfruttare al meglio questa possibilità», anche grazie ai contributi destinati agli enti locali.
I primi risultati sono già arrivati. Oltre 40 Comuni dell’Emilia-Romagna hanno già fatto sapere che metteranno a disposizione alcuni centri. Risposte positive sono giunte anche dalla Lombardia e dal Veneto. Certo, i nodi da sciogliere sono ancora parecchi e il principale riguarda proprio i nuovi Cie (Centri identificazione e espulsione), perché le resistenze dei presidenti di Regione sono forti, soprattutto in vista delle elezioni amministrative. Ma il negoziato è in corso, altri fondi potranno essere stanziati per chi decide di partecipare alla distribuzione dei richiedenti asilo.
«Cerchiamo un’intesa perché non vogliamo agire d’imperio», ha sempre detto Minniti, senza però nascondere la determinazione a realizzare comunque il piano. I centri di identificazione «saranno fuori dai centri abitati, preferibilmente vicino agli aeroporti e potranno ospitare al massimo
La risposta all’Austria Il ministro dell’Interno: mentre Vienna rifiuta nuovi arrivi noi siamo Paese pilota per la Ue
150 persone in attesa di rimpatrio. Non ci saranno interferenze nella vita dei cittadini e dunque non c’è alcun motivo di rifiutare queste strutture». Lo dice lasciando intendere che senza un accordo si procederà comunque anche perché, come più volte ha sottolineato il capo della polizia Franco Gabrielli, «senza un’identificazione rapida degli stranieri irregolari non abbiamo la possibilità di rimpatriarli». E invece l’obiettivo è proprio quello di raddoppiare le espulsioni riuscendo a farne almeno 10 mila entro la fine dell’anno.