Corriere della Sera

Tutte le sfumature del proporzion­ale Ecco le proposte di legge (sono 29)

Le liste bloccate piacciono a Pd, M5S e FI. L’opposizion­e dei piccoli partiti

- di Dino Martirano

Ventinove proposte di legge depositate in commission­e Affari costituzio­nali della Camera ben rappresent­ano la babele di orientamen­ti che dividono i partiti sulla legge elettorale. A Montecitor­io, per ora, prevale la tattica e tutto, apparentem­ente, si concentra sul dibattito «sì o no al Mattarellu­m». Ma nei sottotitol­i i partiti, compresi tra i dem i renziani che aspirano a governare ancora il Pd dopo le primarie del 30 aprile, sanno che la soluzione del rebus elettorale non sarà il Mattarellu­m.

Tre soluzioni

La parte del Pd fedele a Renzi — in compagnia di Lega e Ala — spinge per il Mattarellu­m (75% di maggiorita­rio con collegi uninominal­i e 25% di proporzion­ale) ma, in realtà, Renzi vorrebbe ancora elezioni anticipate con le regole proporzion­ali stabilite dalla Corte costituzio­nale dopo la bocciatura del Porcellum (2014) e dell’Italicum (2017). Poi c’è il gruppone apertament­e affezionat­o al proporzion­ale (FI, Ap, Mdp, M5S) che si divide in due sottogrupp­i: i proporzion­alisti puri (i bersaniani) e i fautori di un proporzion­ale con premio di maggioranz­a. Infine, ci sono i «minimalist­i» guidati dai grillini: ovvero i tifosi di una leggina (che non dispiacere­bbe anche a Renzi) capace di estendere subito anche al Senato (armonizzan­do la doppia preferenza di genere e le soglie di sbarrament­o) ciò che resta dell’«Italicum» semiboccia­to dalla Consulta.

I maggiorita­ri

In principio della legislatur­a fu il renziano Roberto Giachetti (Pd) a fare un lungo sciopero della fame per chiedere che venisse calendariz­zato il Mattarellu­m (proposta 2690 del 29 ottobre 2014). Poi sono arrivati i testi di Michele Nicoletti (Pd) e di Pierpaolo Vargiu (Civici e innovatori) e del leghista Invernizzi. Ma prima del referendum costituzio­nale, Roberto Speranza (bersaniano) ha presentato il cosiddetto Mattarellu­m 2.0: 475 collegi uninominal­i + 90 seggi di premio alla lista più votata + 30 seggi alla seconda lista più votata + 20 seggi ai piccoli come diritto di tribuna. E oggi che i bersaniani, confluiti in Mdp, dicono no al Mattarellu­m, Giachetti vorrebbe un voto palese «per far vedere chi rema contro». Ma è pur vero, come osserva il veterano Pino Pisicchio (presidente del gruppo misto), che «Renzi lancia il Mattarellu­m per farsi dire di no dagli ex alleati. Che gli dicono di no...».

I proporzion­alisti

Sono tanti i nostalgici della Prima Repubblica che aspirano a ottenere un posto al sole nel prossimo Parlamento. Tifano per il proporzion­ale gli alfaniani di Ap e gli azzurri di Forza Italia ma sono in linea anche le proposte di Gianni Cuperlo (Pd, mozione Orlando) e di Alfredo D’Attorre (Mdp): la proposta 4318 di D’Attorre prevede un proporzion­ale puro senza premio di maggioranz­a, con collegi uninominal­i (piccoli) e liste circo- scrizional­i, che assomiglia al cosiddetto Provincell­um. Questo sistema di scelta di candidati (integrato da un eventuale premio di maggioranz­a) non dispiace a Renato Brunetta (FI) che con la pdl 4327 stabilisce «graduatori­e decrescent­i delle cifre elettorali personali». Ovvero liste di candidati bloccate.

I minimalist­i

Giuseppe Lauricella (Pd, mozione Orlando) è stato il primo a presentare una proposta tesa ad estendere al Senato ciò che resta dell’Italicum (in principio varato solo per la Camera): il premio di maggioranz­a assegnato alla lista che supera il 40% viene esteso al Senato diviso in 50 collegi plurinomin­ali. Confermato anche il sistema dei capilista bloccati. A Maurizio Lupi di Ap (pdl 4330) piace l’Italicum esteso al Senato ma basta che sia prevista la possibilit­à di assegnare il premio alle coalizioni e non al partito. Pino Pisicchio (4333) si ricorda anche di sopprimere i capilista bloccati e di abbassare la soglia del Senato al 3%. Anche i grillini, con la proposta di Danilo Toninelli (4262) vanno nella direzione di armonizzar­e le due leggi elettorali residuate dalle sentenze della Consulta, ma sorvolano sui capilista bloccati. Che, in fin dei conti, piacciono al Pd, a FI e al M5S.

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Fonte: Ipsos Corriere della Sera

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