Corriere della Sera

«Volevo salvarlo non ce l’ho fatta Ora mi resta solo il rimorso»

- R. Fr.

Nonno Silvio lo dice chiarament­e: «Mio nipote è sotto choc, non riesce a parlare. È rimasto bloccato dopo quello che ha visto. Dovrà andare dallo psicologo». Il nipote è Gianmarco Ceccani, l’unico che ha tentato di salvare Emanuele da una sorte ormai segnata. Proprio al nonno il ragazzo ha raccontato, prima di chiudersi in silenzio, che «quando sono arrivato quelli stavano già massacrand­o Emanuele. Stava lì, per terra, quasi non si muoveva. Dovevo fare qualcosa e così mi sono buttato su di lui per proteggerl­o. L’ho fatto d’istinto, dovevo farlo. Speravo bastasse, non è stato così e adesso non me lo perdono». Ma ai carabinier­i il ventenne ha riferito anche di aver visto «qualcuno che colpiva Emanuele da dietro con un pugno al capo: lui è caduto e ha sbattuto la testa su una macchina, poi è caduto a terra esanime». «E pensare che ero andato solo in piazza con la mia ragazza e una coppia di amici. In quella discoteca però non ci siamo voluti entrare. Quei balordi hanno picchiato anche me — ha raccontato Gianmarco al nonno —, ma non mi hanno fatto niente. Solo qualche graffio, neanche sono andato in ospedale. Qualcuno di loro mi ha anche preso per le braccia e sollevato di peso, poi gli altri hanno continuato a dare colpi al mio amico. È stato orribile, povero Emanuele, ci conoscevam­o da bambini, andavamo a scuola insieme. E venerdì mattina era venuto a prendere il caffè da me, nel nostro bar. Lo faceva sempre. Noi due sempre insieme, anche quella maledetta notte. Volevo salvarlo, non ci sono riuscito. Mi resta il rimorso».

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