Il Papa licenzia un funzionario «È troppo autoritario»
Un alto funzionario laico del Governatorato mandato via, si dice con una decisione presa direttamente da Francesco, accuse di autoritarismo che filtrano sottotraccia e una «lettera aperta al Papa» firmata dalla madre per difendere «le doti morali e capacità professionali» del figlio. Una storia strana, che Oltretevere sta facendo rumore anche perché Eugenio Hasler, 35 anni, occupava una posizione di rilievo: fino alla fine del mese scorso era il coordinatore della segreteria particolare di monsignor Fernando Vergez Alzaga, «numero due» del Governatorato guidato dal cardinale prefetto Giuseppe Bertello. Del resto il suo cognome ha un peso, in Vaticano: il padre, Peter Hasler, storico decano della Guardia svizzera in pensione dal 2009, era soprannominato «l’ombra del Papa» perché in 43 anni di servizio ha lavorato accanto a quattro
Il ruolo Eugenio Hasler, 35 anni, era segretario di monsignor Fernando Vergez Alzaga
pontefici. Dal Vaticano, ufficialmente, si conferma solo che «Hasler non lavora più in Vaticano da una settimana». Si racconta che Francesco sia dovuto intervenire, dopo varie sollecitazioni, per risolvere una situazione che si era fatta insostenibile. Le accuse mormorate parlano di atteggiamenti «autoritari», rapporti assai difficili di Hasler con i dipendenti, comportamenti «al limite del mobbing». Chi lo difende parla di un uomo «che voleva solo far rispettare le regole». Hasler mantiene il silenzio, «non me lo aspettavo, non ho nulla da dire». Parla sua madre, Maria Michela Petti: «Mio figlio non ha ricevuto alcuna lettera di licenziamento», scrive nella sua «lettera aperta» al Papa. Oltretevere, in realtà, si dice che il Papa gli abbia offerto di rassegnare le dimissioni. Nella lettera, la signora si dice «profondamente addolorata per il fango che ha permesso venisse scaricato su un giovane che per undici anni e otto mesi si è dedicato totalmente ai compiti che i suoi superiori gli hanno assegnato». Un figlio «entrato in Vaticano quando era un neonato di 4 giorni» che «vive tuttora con i genitori, qui, nonostante i tentativi da me messi in atto per allontanare i miei figli da quest’ambiente, dal quartiere della Guardia svizzera, non ritenendolo il luogo ideale per il loro armonico sviluppo». La crescita in caserma, le invidie, le maldicenze. Petti scrive di una «famiglia “distrutta”».