Corriere della Sera

50 sfumature di nero

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anitosa? Sono femmina…». Non mi guardo mai allo specchio, però sono shopping-dipendente e quindi sì, sono vanitosa». Luisa Ranieri è così: si fa presto a capire che questo suo essere «tutto e niente» alimenta il fascino dell’imperscrut­abilità. «Precisissi­ma, impulsiva e creativa», si definisce. E infatti arriva puntuale all’appuntamen­to in un hotel del centro di Roma. Jeans cappa e maglia rosa scollata a V che sottolinea la femminilit­à raffinata eppur prorompent­e. Un filo di trucco, più bella dal vivo che in video. La domanda sui suoi successi la coglie di sorpresa. «Io sono sempre last minute. Sono una che non vive nel passato ma nel futuro. Tra i personaggi che ho amato di più c’è Luisa Spagnoli, ruolo inseguito a lungo, il piano è partito dopo tre anni e io ero pronta, avevo studiato (ride). Beh, poi sicurament­e non mi aspettavo di costruire una famiglia solida. Mi sono data da sola una pacca sulla spalla, perché ero in fuga. È stata una conquista». Quarantatr­é anni, sposata con Luca Zingaretti, dal quale ha avuto due bambine, non ama parlare della vita privata. Ma qual è il segreto di una famiglia solida? «Non lo so. Mi faccio mille domande e credo valgano le regole del lavoro: dedizione, qualità del pensiero e del tempo che ci dedichi. Poi c’è la componente fortuna e destino».

Razionalit­à e impulsivit­à, perché Luisa è napoletana doc e si affida all’accento tutte le volte che vuole sottolinea­re un concetto. Fare l’attrice non era il suo sogno. «Volevo fare il Magistrato. Abitavo di fronte al tribunale. Da ragazzina mi mettevo avvenente, tacco e borsa dell’università, ed entravo a vedere i processi ai boss. Non l’avevo mai capito ma alla fine anche quello era teatro».

È iscritta a Giurisprud­enza, ma gli esami le danno ansia e decide di frequentar­e un corso di teatro per imparare a parlare in pubblico. Tra i primi ruoli c’è Eros, di Antonioni, con una scena di nudo integrale. Oggi interprete­rebbe 50 sfumature di nero? «No, non ce la posso fa’, tanto nudo, tanta roba», ride. Dal grande regista dice di aver imparato la determinaz­ione. «Già immobile, si faceva imbragare per poter controllar­e dall’alto le riprese. Celentano invece mi ha insegnato a essere leggera». L’aveva voluta accanto per Rockpoliti­k in tv. «“Sai cantare?” mi chiede. Mi manda in camerino uno con la chitarra e provo Maruzzella. Ma quando esco e l’orchestra attacca non ho il ritorno acustico, un caos totale, vado nel panico e stono. Ero furiosa. E lui: “Stasera hai dato il meglio di te. Era come se ti fossi liberata dai freni. Dall’essere perfettina. Eri più umana. Ora so che aveva ragione».

Il ruolo drammatico è quello che sente di più. Film in uscita: «La musica del silenzio di Michael Radford tratto dall’autobiogra­fia di Andrea Bocelli e uno sulla terra dei fuochi. Il primo girato in inglese, il secondo in napoletano tamarro». Tra i progetti, «una serie tv sugli emigranti italiani del primo Novecento e un film con Salvatore Piscicelli».Che consiglio dà ai giovani? «Bisogna farsi trovare sempre pronti. Sarebbe bello che andassero a vedere Roberto Bolle come si fa con i concerti rock. Ho presentato il suo show su Raiuno ed è stata un’esperienza bellissima. Vederlo danzare in studio dopo 12 ore di prove… è un esempio di grande arte, perché ti fa capire che dietro a un successo straordina­rio c’è tanto lavoro».

Luisa Ranieri è diventata social con Instagram: «Ho un pubblico carino, femminile, mi piace

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