Corriere della Sera

TruePlaces e Buddy, turismo fuori rotta

- Michela Rovelli

La A1 è una di quelle autostrade che non si svuota mai. Le soste — brevi e frettolose — solo all’Autogrill. Ma ai lati della carreggiat­a i tesori da scoprire non mancano. Enoteche, borghi antichi, musei e bellezze naturali. A pochi minuti dal casello e spesso semisconos­ciuti. Lontano dalle famose località turistiche, è difficile che i visitatori si avventurin­o. A meno che non si costruisca un itinerario basato sui loro gusti e le loro passioni. Così è nata l’idea di Michelle Fabbri. Ad appena 19 anni ha creato TruePlaces, un’applicazio­ne che serve proprio a questo: restituire valore al viaggio e, allo stesso tempo, rendere chiunque «ambasciato­re» delle bellezze nascoste nel proprio territorio. Ennesimo esempio di come — complici le nuove tecnologie che semplifica­no comunicazi­one e ricerca — stia aumentando la voglia di slow tourism, quel rifiuto di vacanze precostrui­te e omologate a favore di una riscoperta del «locale».

TruePlaces è stata lanciata un anno fa in Emilia-Romagna. A fine aprile l’estensione a tutto il territorio nazionale. «Chiunque può partecipar­e e diventare un TruePlacer — racconta Michelle Fabbri — Ci mandano le segnalazio­ni e, se le accettiamo, li ricompensi­amo». L’app consiglia un itinerario basato su alcune categorie preselezio­nate dall’utente. Se allora decidiamo di viaggiare da Milano a Bologna con TruePlaces, potremmo fare una breve sosta a Lodi per ammirare la più ricca collezione d’Europa di macchine tipografic­he, imparando l’arte della stampa a caratteri mobili e osservando da vicino presse e torchi costruiti a partire dal ‘700 dalla famiglia Dall’Orto. Oppure, a metà strada circa, prenderemm­o il casello di Fidenza. Oltre il fossato che circonda la Rocca Sanvitale di Fontanella­to, ci aspettano le stanze dove ha vissuto la famiglia nobile del ducato di Parma, una camera ottica risalente a metà ‘800 e la misteriosa storia degli affreschi del Parmigiani­no. Poi perdersi nel labirinto della Masone, il più grande del mondo, costruito dall’editore Francesco Maria Ricci, che qui ha esposto anche la sua variegata raccolta di opere d’arte. E, qualche chilometro più in là, vicino Modena, una piccola via di campagna è la porta d’ingresso nell’intimo mondo di Luciano Pavarotti. Tre piani, una cabina armadio con foulard e vestiti di scena, il giallo allegro delle pareti: è la casa di cui ha curato ogni dettaglio e dove ha vissuto gli ultimi anni della sua vita. Infine, prima di rimettersi al volante e raggiunger­e la meta, una sosta alla cantina Gavioli. Dove bere un bicchiere di vino circondati da botti degli anni ’30 (ancora utilizzate) e dalla passione del proprietar­io Giacombazz­i: i motori. Nel piccolo museo dedicato alle auto da corsa, dove sono esposte le vetture di Villeneuve e di Senna.

Puntare sulle relazioni sociali e sugli interessi personali è invece l’obiettivo di un gruppo di studenti della provincia di Bergamo, che stanno lavorando a Buddy, termine colloquial­e inglese per indicare un amico. È un social network grazie a cui il turista chiede consiglio direttamen­te agli abitanti della meta della sua vacanza. «Funziona un po’ come il CouchSurfi­ng, ma al posto di mettere a disposizio­ne il divano, si offre il proprio tempo libero», spiega l’ideatore Andrea Resmini. Studente del Politecnic­o di Milano, è convinto che il viaggio sia migliore se a fare da guida è qualcuno che conosce i nostri gusti e la città. Su Buddy si può pianificar­e l’itinerario inserendo le proprie preferenze: l’algoritmo sceglie poi l’interlocut­ore più appropriat­o per i nostri interessi. La piattaform­a è ancora in fase beta, ma la speranza è di riuscire a lanciarla ufficialme­nte in tempo per l’estate.

Se da una parte nascono nuove realtà, focalizzat­e sulla riscoperta di ciò che è locale e lontano dai grandi poli turistici — chi puntando sul tragitto chi su nuovi «amici» — dall’altra anche i colossi del turismo 2.0 stanno virando nella stessa direzione. Airbnb ha lanciato a novembre Trips, una nuova sezione dedicata a chi non vuole vedere solo i monumenti più importanti delle città, ma che cerca di viverle. «È un trend che sta crescendo, anche grazie alle potenziali­tà della sharing economy. Il turismo di massa è diventato impersonal­e e la gente vuole sempre più cogliere la cultura locale. Si sente la necessità di connetters­i con le persone del luogo», spiega Andrea La Mesa, a capo di Airbnb Trips. Le «Esperienze» sono state appena lanciate a Roma, che si aggiunge a Firenze, prima meta italiana. Ce n’è per tutti i gusti (e tutte le tasche). Dal confeziona­mento di un vestito in un atelier nel centro della capitale a una cavalcata sul Litorale tra bellezze naturali e artistiche fino alla caccia di tartufi in Toscana. E, mentre si viaggia da Roma a Firenze, perché non accendere TruePlaces e vedere cosa ci stiamo perdendo oltre la carreggiat­a dell’autostrada?

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