Banche venete, scure sul personale. Rischio licenziamenti
Pesanti esuberi nel piano di Viola per rispettare i rigidi paletti di Bruxelles. Chiesti 2 miliardi di danni a Zonin
Si prospettano migliaia di esuberi, anche con ricorso a licenziamenti e non più solo a uscite volontarie e pre-pensionamenti, per salvare Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Il piano di ristrutturazione e fusione, in discussione in questi giorni con Bruxelles, si fonda su un pesante taglio di costi, a cominciare dal personale.
Fabrizio Viola, che da futuro numero uno della nuova banca fusa — se sarà salvata con i capitali dello Stato della «ricapitalizzazione precauzionale» — sa che i numeri in gioco sono pesanti. La Bce ha individuato un ammanco di 6,4 miliardi da colmare con conversione dei bond subordinati (burden sharing), cessioni di asset e «ricapitalizzazione precauzionale» dello Stato, oltre che con risparmi. E la Direzione Concorrenza (DgComp) della Ue guidata da Margrethe Vestager indica precisi parametri di rapporto costi/ricavi che le banche devono centrare al fine di minimizzare l’esborso a carico dei contribuenti. Da qui l’imminente scure sugli oltre 11 mila dipendenti (5.400 PopVi, 6.200 Veneto Banca).
Quanti verranno sacrificati? Nessuno si sbilancia: la sola vendita di Bim e delle controllate estere di Veneto Banca farebbe ridurre il personale di circa 1000 unità. Di sicuro si comincerà con i dirigenti, oggi circa 250 fra le due banche. Poi toccherà ai bancari. Ma i sindacati sono già pronti alle barricate in caso di licenziamenti.
Altro cardine del piano Viola è la cessione dei 10 miliardi di crediti deteriorati (npl) secondo lo «schema Mps»: vendita in blocco, con il fondo Atlante 2 — secondo fonti vicine al dossier destinato a diluirsi attorno al 25% — che sottoscrive la tranche più a rischio («junior») della cartolarizzazione con i suoi 1,7 miliardi a disposizione. La pressione sugli npl resta alta. Ieri il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis ha detto che «se non acceleriamo la pulizia dei crediti deteriorati, serviranno altri dieci anni per liberarci dall’attuale stock».
Intanto dall’atto di citazione contro l’ex presidente Gianni Zonin, l’ex dg Samuele Sorato e una trentina di ex amministratori emerge che la banca lamenta danni per almeno 2 miliardi di euro. Ma anche che nel frattempo è PopVi ad aver subito un procedimento sanzionatorio da 34 milioni da Bce per erronea informativa sui fondi propri per i bilanci 2014 e marzo 2015.