L’ultimo avviso per evitare il caos dopo il voto
La moral suasion esercitata con discrezione in questi mesi non ha dato frutti, e allora il capo dello Stato ha deciso di parlare per rompere il silenzio del Parlamento, per avvisarlo che il tempo è scaduto e deve provvedere con «urgenza» all’approvazione della legge elettorale.
Mattarella ha voluto interrompere l’esasperante gioco tattico che è in atto per interessi contrapposti, e non a caso è intervenuto alla vigilia delle primarie nel Pd. Il messaggio lanciato ai contendenti è un promemoria «erga omnes»: il vincitore, da leader del partito di maggioranza relativa, avrà l’obbligo di ricercare in Parlamento la più ampia convergenza su una riforma necessaria, non certo di liquidarla sbrigativamente, mettendo in fibrillazione il governo. Che infatti il capo dello Stato vuole al riparo dalla disputa. Semmai a Renzi — pronosticato a succedere a se stesso — viene offerto un percorso per arrivare alle elezioni anticipate. Ma gli si chiede di ultimarlo, perché le scorciatoie potrebbero rivelarsi pericolosi vicoli ciechi per le istituzioni. L’idea di andare al voto con i due modelli elettorali scritti dalla Consulta, potrebbe produrre due diversi vincitori alla Camera e al Senato: sarebbe un evento senza precedenti che si scaricherebbe sul Quirinale, privo di strumenti per affrontare l’emergenza, e su un Paese già esposto in Europa e sui mercati. Sono evidenti le difficoltà per un’intesa tra i partiti, tanto sul merito della legge quanto sul suo timing di approvazione, dato che Berlusconi - al contrario di Renzi — mira ad arrivare al termine della legislatura. Perciò, nonostante il plauso bipartisan ricevuto da Mattarella, c’è il rischio che il suo appello cada nel vuoto. Il capo dello Stato vorrebbe evitare di ricorrere a un messaggio alle Camere, sarebbe un atto di censura verso il Parlamento. Ma un Parlamento che non fosse capace di scrivere le proprie regole, sancirebbe l’analfabetismo della politica. Che si condannerebbe al discredito prima ancora del giudizio degli italiani.