Corriere della Sera

«Non solo noi responsabi­li» Renzi invita i 5 Stelle ma spera in Berlusconi

L’idea di una soglia del 5% (o più bassa) per entrambe le assemblee

- di Maria Teresa Meli

Il messaggio di Mattarella è arrivato forte e chiaro al Nazareno: si potrà votare solo quando ci sarà una nuova legge elettorale. In parole povere, il Pd non può sperare di dimostrare che un’intesa sulla materia è impossibil­e per andare alle elezioni anticipate con i sistemi attuali.

Matteo Renzi ragiona così con i suoi: «Il Partito democratic­o non ha nemmeno più il presidente della commission­e Affari costituzio­nali del Senato. Insomma, non abbiamo i numeri e quindi non ci si può accollare la colpa di non aver fatto passi avanti con la legge elettorale. La responsabi­lità non può gravare solo sul Pd. Noi siamo pronti, ma con chi ci dobbiamo confrontar­e?».

Già, quello dell’interlocut­ore è un problema non da poco per l’ex segretario del Partito democratic­o. Renzi ha fatto una apertura ai grillini, che però non ha sortito nessun effetto: «Abbiamo detto ai 5 stelle — si è sfogato l’ex premier con i collaborat­ori — che eravamo pronti a togliere i capigruppo bloccati e disposti ad aprire un tavolo con loro. Ma la verità è che quelli non vogliono togliere i capilista bloccati, perché senza quel punto della legge elettorale i fedelissim­i di Grillo, che vuole decidere sempre tutto lui, non verrebbero eletti».

Ma in realtà quella nei confronti del Movimento 5 Stelle è un’apertura tattica. Se fosse possibile, i renziani preferireb­bero trovare un accordo con Forza Italia. Ma pure su questo fronte ci sono problemi. «Noi — ha spiegato l’ex segretario ai suoi — siamo anche disponibil­i a fare accordi con FI pur di approvare una legge elettorale come ha chiesto il presidente Mattarella. Ma Berlusconi continua ad architetta­re cose con altri, guardate quello ha combinato con la presidenza della commission­e Affari costituzio­nali».

E poi c’è un’altra questione: «Forza Italia insiste sul premio di coalizione. Ma se non c’è il Mattarellu­m, che è un sistema maggiorita­rio e che noi abbiamo proposto, il premio di coalizione non ha nessun senso. Con il Mattarellu­m va bene. Se c’è il proporzion­ale, invece, il premio deve essere alla lista».

Ma nelle riflession­i ad alta voce che l’ex premier affida a collaborat­ori e parlamenta­ri amici c’è anche l’ipotesi che, alla fine, Forza Italia possa accettare di estendere l’Italicum riveduto e corretto dalla Corte costituzio­nale al Senato, inserendo quindi il premio di maggioranz­a alla lista e portando la soglia di sbarrament­o al 5 per cento in entrambi i rami del Parlamento (mediando, cioè tra l’attuale 3 della Camera e l’8 di Palazzo Madama) per evitare la frammentaz­ione e sbarrare il passo agli scissionis­ti. Sulla soglia, il Pd sarebbe anche disposto a trattare per non mettere troppo in difficoltà gli alleati centristi.

Oppure, ci si potrebbe limitare a fare solo dei piccoli ritocchi, se l’intesa fosse più semplice percorrend­o questa strada. In entrambi i casi, secondo Renzi, «a Berlusconi converrebb­e» l’accordo: «Bisogna vedere se lo capisce», spiega l’ex segretario ai suoi.

Ma il problema di Forza Italia — e questo l’ex segretario lo sa bene, perché gli è stato recapitato un messaggio in tal senso — non è solo il merito della nuova legge elettorale. Sono i tempi: Berlusconi teme che, una volta fatta la riforma — piccola o grande che sia — Renzi spinga per andare alle elezioni in autunno, prima del varo della manovra economica. Già, anche ieri circolava con insistenza l’ipotesi del voto anticipato. E per questa ragione FI frena sulla legge elettorale. Però, una volta eletto segretario, Renzi farà la sua mossa.

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