«Non solo noi responsabili» Renzi invita i 5 Stelle ma spera in Berlusconi
L’idea di una soglia del 5% (o più bassa) per entrambe le assemblee
Il messaggio di Mattarella è arrivato forte e chiaro al Nazareno: si potrà votare solo quando ci sarà una nuova legge elettorale. In parole povere, il Pd non può sperare di dimostrare che un’intesa sulla materia è impossibile per andare alle elezioni anticipate con i sistemi attuali.
Matteo Renzi ragiona così con i suoi: «Il Partito democratico non ha nemmeno più il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato. Insomma, non abbiamo i numeri e quindi non ci si può accollare la colpa di non aver fatto passi avanti con la legge elettorale. La responsabilità non può gravare solo sul Pd. Noi siamo pronti, ma con chi ci dobbiamo confrontare?».
Già, quello dell’interlocutore è un problema non da poco per l’ex segretario del Partito democratico. Renzi ha fatto una apertura ai grillini, che però non ha sortito nessun effetto: «Abbiamo detto ai 5 stelle — si è sfogato l’ex premier con i collaboratori — che eravamo pronti a togliere i capigruppo bloccati e disposti ad aprire un tavolo con loro. Ma la verità è che quelli non vogliono togliere i capilista bloccati, perché senza quel punto della legge elettorale i fedelissimi di Grillo, che vuole decidere sempre tutto lui, non verrebbero eletti».
Ma in realtà quella nei confronti del Movimento 5 Stelle è un’apertura tattica. Se fosse possibile, i renziani preferirebbero trovare un accordo con Forza Italia. Ma pure su questo fronte ci sono problemi. «Noi — ha spiegato l’ex segretario ai suoi — siamo anche disponibili a fare accordi con FI pur di approvare una legge elettorale come ha chiesto il presidente Mattarella. Ma Berlusconi continua ad architettare cose con altri, guardate quello ha combinato con la presidenza della commissione Affari costituzionali».
E poi c’è un’altra questione: «Forza Italia insiste sul premio di coalizione. Ma se non c’è il Mattarellum, che è un sistema maggioritario e che noi abbiamo proposto, il premio di coalizione non ha nessun senso. Con il Mattarellum va bene. Se c’è il proporzionale, invece, il premio deve essere alla lista».
Ma nelle riflessioni ad alta voce che l’ex premier affida a collaboratori e parlamentari amici c’è anche l’ipotesi che, alla fine, Forza Italia possa accettare di estendere l’Italicum riveduto e corretto dalla Corte costituzionale al Senato, inserendo quindi il premio di maggioranza alla lista e portando la soglia di sbarramento al 5 per cento in entrambi i rami del Parlamento (mediando, cioè tra l’attuale 3 della Camera e l’8 di Palazzo Madama) per evitare la frammentazione e sbarrare il passo agli scissionisti. Sulla soglia, il Pd sarebbe anche disposto a trattare per non mettere troppo in difficoltà gli alleati centristi.
Oppure, ci si potrebbe limitare a fare solo dei piccoli ritocchi, se l’intesa fosse più semplice percorrendo questa strada. In entrambi i casi, secondo Renzi, «a Berlusconi converrebbe» l’accordo: «Bisogna vedere se lo capisce», spiega l’ex segretario ai suoi.
Ma il problema di Forza Italia — e questo l’ex segretario lo sa bene, perché gli è stato recapitato un messaggio in tal senso — non è solo il merito della nuova legge elettorale. Sono i tempi: Berlusconi teme che, una volta fatta la riforma — piccola o grande che sia — Renzi spinga per andare alle elezioni in autunno, prima del varo della manovra economica. Già, anche ieri circolava con insistenza l’ipotesi del voto anticipato. E per questa ragione FI frena sulla legge elettorale. Però, una volta eletto segretario, Renzi farà la sua mossa.