Corriere della Sera

Rosato: «L’impegno del Pd? Non lasceremo sole le famiglie Il governo ascolti i lavoratori»

- di Virginia Piccolillo

«Non è pensabile tenere a bagnomaria un’azienda così importante per il Paese per il timore di perdere consensi». Ettore Rosato, capogruppo del pd alla Camera, renziano, è netto nello smentire le voci circolate ieri su una possibile tentazione di Matteo Renzi, di rinviare il problema incandesce­nte del salvataggi­o Alitalia a dopo le elezioni. Uno scenario del tutto ipotetico che vedrebbe l’ex segretario del Pd, tornato in sella dopo le primarie, optare per una soluzione che tiri per le lunghe il momento di affrontare la drammatica situazione della compagnia, per riuscire ad arrivare al voto senza inimicarsi nessuno.

Onorevole Rosato, non è così?

«Non so di cosa stia parlando. La soluzione per l’Alitalia deve essere industrial­e e non politica».

Ma va trovata subito o si può procrastin­are a quando la situazione politica sarà meno fibrillant­e dopo il voto?

«Le primarie saranno domenica prossima, quindi il problema non esiste. Ma non riesco neanche a immaginare che si lasci in sospeso questo problema fino a dopo le elezioni. La soluzione va trovata il prima possibile».

Si parla di far fallire la compagnia. La convince questa ipotesi?

«No. Non lasceremo sole le famiglie: l’impegno del Pd è stare accanto a una grande azienda italiana, va cercata fino in fondo una soluzione. Tante migliaia di lavoratori e un grande indotto non possono essere dispersi: l’Italia che vive anche di turismo e cultura non può restare senza una compagnia al servizio del sistema Paese».

Allora qual è la soluzione a suo giudizio auspicabil­e?

«Il governo deve mettere in campo tutte le energie possibili perché non si arrivi a quel punto».

Sembrerebb­e però che il governo questa volta non intenda mettere soldi pubblici sul piatto per salvarla.

«Infatti salvarla non significa necessaria­mente mettere capitali pubblici».

Allora cosa?

«Esercitare tutta la forza che il governo ha per poter favorire un’intesa».

I lavoratori lamentano che l’accordo bocciato dal referendum faceva ricadere il terzo fallimento dell’Alitalia ancora sulle loro spalle, anziché sui manager che l’avevano creato. Ci sono stati errori da parte del governo?

«I problemi vengono dal passato, quando la destra non ha accompagna­to Alitalia sul mercato nell’accordo con Air France».

E ora? Che fare?

«Bisogna far sentire coinvolti i lavoratori nella ricerca di una via d’uscita. L’intesa non può essere trovata solo tra sindacati e azienda, ma soprattutt­o tra azienda e lavoratori».

In quale modo?

«Il referendum ha segnato uno strappo tra i sindacati e i lavoratori. Bisogna ripartire da lì e cercare punti di sintesi più ampi e ricucire quel fronte».

Come?

«Evitando che gli interessi dell’azienda lacerino il rapporto tra sindacati e lavoratori».

Crede che ci si riesca?

«Sì, sono ottimista che questo, insieme a politiche industrial­i che valorizzin­o gli asset di pregio che Alitalia ha, possano salvare l’impresa. L’Italia è una grande destinazio­ne per traffici da tutto il mondo. È incredibil­e che ci facciamo sfuggire questo business».

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