Corriere della Sera

La rivoluzion­e fiscale di Trump in diretta tv

La Casa Bianca annuncia «il taglio delle tasse più grande della Storia»: scaglioni ridotti da 7 a 3, corporate tax sulle imprese (anche piccole) giù dal 35 al 15%. Niente fondi per il muro con il Messico. E Wall Street vola

- Giuseppe Sarcina

DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

«Il taglio di tasse più grande della Storia», annuncia Gary Cohn, consiglier­e economico della Casa Bianca. «Le imprese americane saranno ancora più competitiv­e e riporteran­no migliaia di miliardi negli Stati Uniti», aggiunge il Segretario al Tesoro Steven Mnuchin.

Grande enfasi, ma numeri ancora da precisare: Cohn e Mnuchin hanno presentato ieri lo schema della riforma fiscale, una delle promesse bandiera del presidente Donald Trump. La manovra sarà discussa nel Congresso, dove i repubblica­ni sono preoccupat­i per la tenuta dei conti pubblici, tanto da spingere il presidente a rinunciare al finanziame­nto immediato per la costruzion­e del muro con il Messico.

Diverse le novità illustrate in diretta televisiva e accolte dal rialzo, quasi record, di Wall Street. Innanzitut­to cambia il sistema di imposte sulle persone fisiche: gli scaglioni passano da sette a tre. Oggi il picco del prelievo è il 39,6%: scenderà al 35%. Poi ci saranno solo altre due fasce: 10 e 20%. Saranno abolite diverse deduzioni chiave, ma rimarranno quelle ultra popolari sugli interessi per il mutuo della casa. Secondo Cohn alla fine «le famiglie del della «corporate tax» dal 35% al 15% su tutta la platea di imprese, comprese le piccole e quelle a conduzione famigliare. Con questa mossa, sostiene Mnuchin, le società americane riporteran­no sul territorio nazionale «migliaia di miliardi» parcheggia­ti nei Paesi con un prelievo più basso.

Per fare rientrare la liquidità bisognerà, però, versare un prelievo una tantum: una misura, ancora allo studio, simile allo scudo fiscale sperimenta­to anche in Italia negli anni passati. I parlamenta­ri e gli osservator­i si interrogan­o sulle coperture di bilancio. Secondo gli esperti del centro studi «Tax Foundation» di Washington, la riduzione delle tasse sulle imprese scaverà un buco di duemila miliardi di dollari nelle entrate fiscali.

È una cifra che si può calcolare facilmente analizzand­o le stime fornite dall’«Office Management and Budget» della Casa Bianca. Solo nel 2018 verranno a mancare 283 miliardi

IL CONFRONTO (in %)

1981 1998 2017 di dollari. Per Steven Mnuchin il piano complessiv­o è «in grado di ripagarsi da solo». Il Segretario al Tesoro prevede «massicci incassi fiscali, grazie alla ripartenza dell’economia». Il meccanismo è quello della cosiddetta «Curva di Laffer»: il taglio delle tasse stimola consumi e investimen­ti che a loro volta alimentano la crescita. Sulla nuova ricchezza prodotta si applicano le imposte e quindi l’erario dovrebbe recuperare il gettito perso all’inizio del ciclo. Ma nella storia americana questa leva ha funzionato parzialmen­te solo con Ronald Reagan (1981-1989): il Prodotto interno lordo salì fino al 4,1%, ma il buco fiscale si scaricò sul debito.

La riforma prevede altri sgravi, ancora da definire nei dettagli. Saranno riviste le imposte sugli immobili e sui capital gain, i guadagni da attività finanziari­e. Sparirà la tassa di succession­e. Adesso, a occhio, se gli Usa scendono al 15% e stare fuori costa più o meno lo stesso, tanto vale rimanere nella legge, senza più i costi e le complessit­à di stare all’estero, e neppure quei rischi. Sta tutta qui l’astuzia di Trump».

È un altro portato della posizione di Trump contro la globalizza­zione?

A Wall Street Un’immagine di Trump sugli schermi televisivi del New York Stock Exchange: la promessa di tagli fiscali massicci aveva portato nel periodo posteletto­rale gli indici di Wall Street a livelli record. Ma di recente il rialzo si era fermato a causa della poca chiarezza nelle proposte del presidente

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