La polemista conservatrice rinuncia a Berkeley
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
Alla fine ha rinunciato con queste parole: «È un giorno triste per la libertà di parola». Ann Coulter (foto Reuters), scrittrice e opinionista iper conservatrice, non parlerà all’Università di California, a Berkeley, storica roccaforte della cultura liberal americana. Da diversi mesi ormai il campus californiano è attraversato da tensioni e anche scontri violenti tra gruppi di giovani, non sempre studenti. Coulter era stata invitata dal Berkeley College Repubblicans e dalla Young America’s Foundation. Sarebbe dovuta intervenire oggi, ma già la settimana scorsa gli amministratori avevano cancellato l’appuntamento, «per motivi di sicurezza», suggerendo di spostarlo al pomeriggio del 2 maggio, cioè nella settimana in cui non ci sono lezioni e gli studenti sono impegnati a preparare gli esami. Una proposta oggettivamente bizzarra: vieni pure, basta che nessuno se ne accorga. Ma i dirigenti di Berkeley temevano una replica degli incidenti del 2 febbraio scorso, scatenati dall’invito a Milo Yiannopoulos, uno degli esponenti più provocatori della cosiddetta Alt-Right, la destra estremista. In quei giorni Berkeley sembrava tornata agli anni 70: guerriglia, incendi. La polizia faticò per riportare l’ordine e, in ogni caso, niente palco per Yiannopoulos. In un primo tempo gli organizzatori dell’incontro con Coulter avevano deciso di citare in giudizio l’amministrazione di Berkeley per violazione del primo emendamento della Costituzione, che garantisce la libertà di espressione. Ma ieri ci hanno ripensato. La Young America’s Foundation ha diffuso un comunicato dai toni preoccupati per «la sicurezza degli studenti». A quel punto la scrittrice militante, ultimo suo libro In Trump we trust, è rimasta senza appoggio. Una situazione troppo pericolosa anche per una polemista collaudata.