La strategia di Marine «modello Trump»
Nell’ufficio a due passi dall’Eliseo scelto come quartier generale da Marine Le Pen c’erano più sedie vuote che giornalisti. David Rachline, sindaco di Frejus, il più giovane senatore nella storia della Quinta Repubblica, direttore della sua campagna elettorale, è andato di fretta. Anche lui sapeva che il piatto forte della giornata non era la presentazione del nuovo slogan coniato apposta per il secondo turno, ma quel che intanto accadeva 160 chilometri più a Nord della capitale. Dietro al blitz di Amiens c’è un’idea. Rompere le uova nel paniere macroniano, fare un controcanto continuo al favorito nella gara per l’Eliseo. Qualunque cosa dica, ovunque vada. Anche per questo non sarà l’ultimo. La candidata del Front National si tiene le mani libere, solo due impegni ufficiali presi per i prossimi undici giorni, compreso quello odierno a Nizza, per prodursi in un moto perpetuo che durerà fino a domenica 7 maggio. Non è improvvisazione, ma una volata a geometrie variabili ed alto chilometraggio. Il faro illuminante è Donald Trump con la sua rimonta costruita sul terreno, moltiplicando gli spostamenti, battendosi su ogni fronte.
Il nuovo slogan si addice a questa campagna finale in forma di guerriglia. «Scegliere la Francia» manda in soffitta «Rimettere la Francia in ordine», che mirava a un elettorato più identitario. Ci rivolgiamo a tutti i patrioti di destra e di sinistra, spiegano gli strateghi di Le Pen. Non è solo un amo gettato agli elettori più conservatori di François Fillon e a quelli più antisistema di Jean-Luc Mélenchon. L’intenzione è di scavare un fossato intorno all’avversario, dipingendolo sempre più come candidato delle banche, dell’odiato establishment, ligio agli ordini di poteri forti che non tengono in alcun conto l’interesse della patria e dei suoi cittadini dimenticati. La strategia ha un senso. E talvolta funziona. Emmanuel Macron potrebbe chiedere informazioni a Hillary Clinton. Lei ne sa qualcosa.