Il dramma di quei malati disperati che ancora si fidano del ciarlatano
Ancora si sono fidati di lui. Davide Vannoni è risultato un ciarlatano acclarato che prendeva per il naso la povera gente che non sapeva più a chi rivolgersi, eppure risulta che alcuni malati, famiglie di malati, amici di malati lo abbiano cercato in Italia e all’estero per sottoporsi a cure costose ma inutili, tragicamente inutili. La disperazione è talmente devastante e totale da alimentare la credulità verso un personaggio che vende fumo invece di terapie, senza nessun fondamento scientifico, anzi contro la scienza. Un santone medievale che ancora attira su di sé speranze e aspettative. Un guru i cui imbrogli non hanno definitivamente demolito la figura di guaritore. Il ricordo dei poveri malati che, in carrozzella davanti ai palazzi delle istituzioni, schizzavano sangue per disprezzo della scienza «ufficiale» porta alla memoria una delle pagine più atroci dello sfruttamento di chi soffre e si consegna ipnotizzata alle promesse di un ciarlatano. Ma non è bastato a eliminare del tutto la fiducia verso il guaritore che non guarisce, il terapeuta con le terapie inesistenti.
Questa perdurante fiducia è il frutto di due sentimenti potentissimi che si combinano in una miscela psicologicamente esplosiva. Il primo è appunto la disperazione, la percezione che la medicina «ufficiale» non ha trovato i rimedi adatti per scongiurare la sofferenza e la morte per malattie quasi intrattabili. Basta un’occhiata ai tantissimi siti che su Internet offrono un’arena di sfogo ai tanti familiari di malati di cancro per capire quanta emotività furiosa e incontrollabile si dirotti contro una medicina che risulta impotente, balbettante, non risolutiva. Ma è anche un sentimento antiscientifico che monta, come si è visto nel caso dei vaccini, e che non riconosce più alla scienza quell’autorevolezza indispensabile per arginare l’invasività di ciarlatani, imbonitori, santoni, finti guaritori. A questo sentimento la scienza deve saper rispondere anche con una strategia comunicativa che non appaia arrogante e insensibile. Bisogna che i medici e gli scienziati sappiano mettersi in gioco. Moltiplicando le occasioni per spiegare, informare, convincere. Ascoltando la disperazione, il disorientamento, la sfiducia non apparendo mai come delle divinità offese dall’ignoranza del popolo, ma come esperti disposti a non voltare le spalle alle paure di chi è frastornato al punto da mettere in pericolo la vita e la salute dei figli privi di vaccino. Spiegare, spiegare, spiegare. Entrare nel grande calderone dei social network per ribattere colpo su colpo all’ondata di disinformazione. Spiegare a che punto è la medicina, ma davvero, nei confronti di malattie considerate ancora oggi incurabili. Raccontare bene le storie come quelle di Davide Vannoni, tirando fuori dati, cifre, protocolli, contraffazioni. È un lavoro duro che può sembrare inutile di fronte alle ondate di credulità. Ma è l’unico modo per sottrarre agli imbroglioni un’umanità disperata e fragile. E non dargliela vinta al mondo dei Vannoni, con tutte le loro cure che non curano niente e spillano soldi.