Corriere della Sera

«Nessun aumento Iva nel 2018» Dietrofron­t su marchi e brevetti

Nelle raccomanda­zioni della maggioranz­a: sgravi sul costo del lavoro per i giovani

- Mario Sensini

Sterilizza­zione delle clausole che prevedono l’aumento dell’Iva e delle accise sui carburanti nel 2018; sostenere il lavoro giovanile con interventi mirati sul cuneo fiscale; proseguire nella riduzione della pressione fiscale complessiv­a. Con queste raccomanda­zioni la maggioranz­a ha dato ieri via libera al Documento di economia e finanza presentato dall’esecutivo insieme alla manovra di correzione dei conti pubblici del 2017. Un pacchetto su cui la Commission­e europea, che ha messo in guardia l’Italia sui rischi di ben due possibili procedure di infrazione, si esprimerà entro il mese di maggio.

Il decreto con la correzione dei conti di quest’anno, e che contiene anche i nuovi fondi per il terremoto (un miliardo l’anno per un triennio), è stato assegnato alla Camera dei Deputati, con l’arrivo in Aula lunedì 29 maggio. Confermate le anticipazi­oni emerse nella lunghissim­a fase di gestazione del provvedime­nto (12 giorni dal via libera forma del governo alla pubblicazi­one in Gazzetta). Il grosso della manovra (che vale 3,4 miliardi nel 2017 e quasi 5 nel 2018) arriva dall’autofattur­azione dell’Iva (split payment) per le forniture di beni e servizi alla pubblica amministra­zione e alle società controllat­e dallo Stato e dalla stretta sulle compensazi­oni tra crediti e debiti fiscali. Per ovviare agli effetti dello split payment, che da luglio riguarderà anche i profession­isti, la maggioranz­a ha raccomanda­to massima attenzione su procedure e tempi di rimborso dei crediti Iva.

Altre risorse vengono recuperate con l’aumento delle imposte sui giochi, i tagli ai ministeri, l’alleggerim­ento dei benefici fiscali previsti dall’Aiuto alla capitalizz­azione delle imprese (sull’Ace si risparmier­anno 350 milioni) e la riforma del regime fiscale speciale su marchi e brevetti, il cosiddetto patent box. Introdotto a luglio del 2015 per incentivar­e gli investimen­ti in beni immaterial­i e invogliare le imprese a mantenerli in Italia, prevedeva un regime opzionale di tassazione quinquenna­le su marchi, brevetti, disegni, modelli, opere dell’ingegno. Da quest’anno, però, il regime non sarà più applicabil­e ai marchi, che assorbivan­o da soli metà agevolazio­ni (37 milioni di euro su circa 80). La modifica, spiegano al Ministero, è dovuta all’adozione dei nuovi standard Ocse e G-20, recepiti poi nella Ue, rispetto ai quali il regime appariva fuori linea.

Nel corso del dibattito in Parlamento sul Def, il governo ha difeso la decisione di non indicare scelte concrete per il 2018. «Noi prendiamo un impegno a togliere le clausole Iva, come lo faremo lo diremo tra sei mesi. Se alcuni dati positivi ci aiutano saremo facilitati» ha detto il sottosegre­tario all’Economia, Pier Paolo Baretta. «Il Def e la manovrina sono un minestrone immangiabi­le, hanno messo tutto insieme» accusa Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, prospettan­do per l’autunno una manovra «da 30-40 miliardi». «Ci si è completame­nte dimenticat­i della riduzione dell’Irpef che era stata promessa, e della spending review» sottolinea il capogruppo al Senato, Paolo Romani. Alla Camera la risoluzion­e di maggioranz­a è passata con 284 si e 150 no, al Senato con 158 si e 99 contrari.

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