Più utili Fca, Jeep infiamma la Borsa Profitti netti a 641 miliardi. Marchionne: marchio abbastanza forte da essere indipendente
«Non ho parlato con Matthias Müller. Ero occupato a far registrare a Fca risultati record nel primo trimestre». L’analista che in conference call chiede a Sergio Marchionne se abbia sentito l’amministratore delegato di Volkswagen, vale a dire la sua possibile controparte per un possibile merger, registra il messaggio per quello che effettivamente vuole essere. Ovvero: a TorinoDetroit nessuno ha abbandonato l’idea di un matrimonio, purché sia conveniente per il gruppo (e con Volkswagen lo sarebbe, così come con Gm). Ma: non si insegue più nessuno, fino a quando non ci saranno le condizioni loro — il top management e l’azionista Exor — resteranno concentrati sul piano che dovrà consentire a Fiat Chrysler Automobiles di crescere e guadagnare anche da single. Tanto più che sta funzionando. A ritmi perfettamente in linea con la tabella di marcia che fissa gli obiettivi al 2018 (semmai anzi, fin qui, persino con un filo d’anticipo sui tempi). Soprattutto, con numeri regolarmente migliori di quanto quegli stessi analisti in collegamento con Marchionne si aspettassero.
Sono, più o meno, le quattro del pomeriggio. I «risultati record» che l’amministratore delegato cita sono stati preannunciati da un paio d’ore: e già lì, tra la crescita degli utili netti trimestrali a 641 milioni (+34%) e la conferma di un indebitamento industriale in discesa sotto i 2,5 miliardi per fine anno, in Borsa i titoli avevano cominciato a decollare. Più 3%, più 5%, sospensione per eccesso di volatilità. Ora, mentre Marchionne parla, si va via via oltre. Alla fine, Fca sale del 9,23% e riconquista ampiamente quota 10 euro (10,59).
Eppure, all’apparenza, il numero uno Fiat Chrysler non annuncia niente di inedito. Conferma, come già due settimane fa nel post assemblea, che «per alleanze tecnologiche continueremo a guardare ad altri partner, oltre a Google» («Solo leader», aveva detto ad Amsterdam, buttando lì il nome di Apple). Ribadisce «non vendo asset: possiamo raggiungere i 5 miliardi di cassa nel 2018 anche senza cessioni». Ripete che Alfa e Maserati perdono, e torneranno all’utile tra la fine del 2017 e il 2018.
C’è una frase, però, che infiamma la Borsa al di là dei conti record, degli utili, dei ricavi in crescita del 4% a 27,7 miliardi (nonostante il rallentamento negli Usa, lo stesso per cui Marchionne aveva parlato di «trimestre debole»: e non lo è stato). Gli analisti chiedono di Jeep e Ram, l’amministratore delegato risponde che sì, sono brand «abbastanza forti da poter essere entità indipendenti fuori da Fca». È come evocare uno spinoff modello Ferrari. Ed è su questo che Piazza Affari accelera più di quanto avesse già fatto alla conferma dei target 2017: dopo il primo trimestre, i 115-120 miliardi di ricavi, con utili operativi e netti (adjusted) di sette e tre miliardi, sono target promossi come raggiungibili. In parallelo lo è un po’ di più, a questo punto, la Fca promessa per il 2018.