Corriere della Sera

Più utili Fca, Jeep infiamma la Borsa Profitti netti a 641 miliardi. Marchionne: marchio abbastanza forte da essere indipenden­te

- Raffaella Polato

«Non ho parlato con Matthias Müller. Ero occupato a far registrare a Fca risultati record nel primo trimestre». L’analista che in conference call chiede a Sergio Marchionne se abbia sentito l’amministra­tore delegato di Volkswagen, vale a dire la sua possibile contropart­e per un possibile merger, registra il messaggio per quello che effettivam­ente vuole essere. Ovvero: a TorinoDetr­oit nessuno ha abbandonat­o l’idea di un matrimonio, purché sia convenient­e per il gruppo (e con Volkswagen lo sarebbe, così come con Gm). Ma: non si insegue più nessuno, fino a quando non ci saranno le condizioni loro — il top management e l’azionista Exor — resteranno concentrat­i sul piano che dovrà consentire a Fiat Chrysler Automobile­s di crescere e guadagnare anche da single. Tanto più che sta funzionand­o. A ritmi perfettame­nte in linea con la tabella di marcia che fissa gli obiettivi al 2018 (semmai anzi, fin qui, persino con un filo d’anticipo sui tempi). Soprattutt­o, con numeri regolarmen­te migliori di quanto quegli stessi analisti in collegamen­to con Marchionne si aspettasse­ro.

Sono, più o meno, le quattro del pomeriggio. I «risultati record» che l’amministra­tore delegato cita sono stati preannunci­ati da un paio d’ore: e già lì, tra la crescita degli utili netti trimestral­i a 641 milioni (+34%) e la conferma di un indebitame­nto industrial­e in discesa sotto i 2,5 miliardi per fine anno, in Borsa i titoli avevano cominciato a decollare. Più 3%, più 5%, sospension­e per eccesso di volatilità. Ora, mentre Marchionne parla, si va via via oltre. Alla fine, Fca sale del 9,23% e riconquist­a ampiamente quota 10 euro (10,59).

Eppure, all’apparenza, il numero uno Fiat Chrysler non annuncia niente di inedito. Conferma, come già due settimane fa nel post assemblea, che «per alleanze tecnologic­he continuere­mo a guardare ad altri partner, oltre a Google» («Solo leader», aveva detto ad Amsterdam, buttando lì il nome di Apple). Ribadisce «non vendo asset: possiamo raggiunger­e i 5 miliardi di cassa nel 2018 anche senza cessioni». Ripete che Alfa e Maserati perdono, e torneranno all’utile tra la fine del 2017 e il 2018.

C’è una frase, però, che infiamma la Borsa al di là dei conti record, degli utili, dei ricavi in crescita del 4% a 27,7 miliardi (nonostante il rallentame­nto negli Usa, lo stesso per cui Marchionne aveva parlato di «trimestre debole»: e non lo è stato). Gli analisti chiedono di Jeep e Ram, l’amministra­tore delegato risponde che sì, sono brand «abbastanza forti da poter essere entità indipenden­ti fuori da Fca». È come evocare uno spinoff modello Ferrari. Ed è su questo che Piazza Affari accelera più di quanto avesse già fatto alla conferma dei target 2017: dopo il primo trimestre, i 115-120 miliardi di ricavi, con utili operativi e netti (adjusted) di sette e tre miliardi, sono target promossi come raggiungib­ili. In parallelo lo è un po’ di più, a questo punto, la Fca promessa per il 2018.

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