Corriere della Sera

IL FUTURO È SERVITO

L’appuntamen­to A Mantova il Food&Science Festival proverà a fare luce sul legame (delicato) tra scienza e cibo. Una studiosa analizza le ultime ricerche sugli alimenti geneticame­nte modificati. E raccomanda: no a facili pregiudizi SUGLI OGM RESISTONO NUME

- di Nina V. Fedoroff

L’incremento della produzione di cibo del 50-100%, necessario per sfamare la popolazion­e globale nei prossimi decenni, è più difficile che in passato: gran parte della crescita deve provenire dall’aumento di efficienza nella produzione alimentare e nella conseguent­e diminuzion­e di perdite e scarti successivi al raccolto. La buona notizia è che grazie alle innovazion­i tecnologic­he e biologiche l’agricoltur­a continua a migliorars­i. [...]

Gli organismi geneticame­nte modificati (Ogm) oggi più diffusi e più coltivati su larga scala in agricoltur­a sono colture come il mais, la canola e il cotone, trasformat­i in modo da resistere all’attacco di insetti infestanti e tollerare gli erbicidi. Il granturco Bt, ad esempio, è stato modificato con l’aggiunta di un gene dal batterio Bacillus thuringien­sis che codifica una proteina tossica per le larve di alcuni insetti infestanti ma priva di effetti su animali o persone.

Benché questo tipo di granturco sia una delle pochissime coltivazio­ni Ogm prodotte in Europa, le colture contenenti uno o più geni come il Bt, oppure un gene che conferisce la tolleranza degli erbicidi, sono state adottate assai velocement­e in tutto il mondo. Nel 2015 erano circa 18 milioni i contadini che coltivavan­o varietà Ogm, in 28 Paesi diversi e su una superficie totale di 444 milioni di acri. [...]

Una metanalisi dell’impatto economico e ambientale degli Ogm ha mostrato che dalla loro introduzio­ne nel 1996 al 2014, l’uso dei pesticidi è calato di oltre un terzo e il loro costo è sceso quasi del 40%. Se è vero che le sementi Ogm costano più di quelle tradiziona­li, è altrettant­o vero che questo sovrapprez­zo si ripaga con il risparmio di lavoro e di prodotti chimici, per cui i costi di produzione sono in realtà aumentati di meno del 4%. I raccolti, ad ogni modo, sono cresciuti di oltre il 20% e gli utili degli agricoltor­i di circa il 70%.

La prima generazion­e di tecnologie di modificazi­one genetica aggiungeva materiale genetico ma non aveva la possibilit­à di controllar­e dove si inserisse: si stanno mettendo a punto nuove e migliori tecniche di intervento a livello genetico e di recente ha fatto notizia il sistema CRISPR/Cas, basato su un sistema immunitari­o batterico che include una nucleasi e una molecola di RNA con una specifica sequenza che la collega con considerev­ole precisione a un gene prescelto. [...]

Questa nuova tecnologia è stata già messa in pratica per creare funghi che non diventano marroni, grano resistente all’ascomiceto (la «ruggine del grano», NdT) e bovini da latte privi di corna. [...] Ora le prospettiv­e sono illimitate: piante, microrgani­smi e animali potranno essere modificati per proteggerl­i da agenti infestanti e malattie, sarà possibile migliorarl­i a livello nutriziona­le e adattarli a un clima in progressiv­o riscaldame­nto, rendendo l’agricoltur­a al tempo stesso più produttiva e più sostenibil­e.

Ma è davvero sicuro modificare gli organismi usando metodi molecolari? Gli scienziati lo fanno – su microbi, piante e animali – da oltre cinquant’anni ormai e le colture Ogm sono entrate nella nostra dieta da più di un ventennio. Nel 2010 l’Unione Europea ha diffuso un rapporto relativo a 25 anni di ricerca nella bio-sicurezza, costati fino a 300 milioni di euro: la conclusion­e principale del documento è che la modifica delle coltivazio­ni attraverso tecniche genetiche non è più pericolosa delle modifi-

che effettuate con metodi più vecchi. Qualsiasi organismo scientific­o credibile che abbia visionato le prove è giunto al medesimo verdetto, inclusa l’Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti: in un recente report di 400 pagine, basato sull’analisi di migliaia di studi, ha ulteriorme­nte ribadito che non vi è alcuna prova attendibil­e circa il fatto che le odierne colture geneticame­nte modificate siano nocive per la salute dell’uomo o degli animali.

L’utilizzo di queste tecnologie in agricoltur­a ha tuttavia sollevato una massiccia controvers­ia sociale: basta una ricerca veloce su Google per scoprire che gli Ogm sono stati accusati di essere responsabi­li pressoché di tutto, dai sucidi di agricoltor­i in India ai tumori nei ratti, fino a tutte le tipologie di malattie umane dall’autismo all’obesità, dall’infertilit­à al cancro.

Benché niente di tutto ciò sia vero, è emersa un’intera costellazi­one di studi intorno agli Ogm, che si può solo che chiamare «falsa scienza». [...]. L’effetto di questa campagna di denigrazio­ne è stato formidabil­e: anni di attento lavoro su importanti colture Ogm sono andati perduti, in tutto il mondo, a causa della distruzion­e degli esperiment­i e degli attacchi personali subiti dai ricercator­i.

Risolvere questi dissensi nella società ha implicazio­ni enormi nell’ottica di riuscire a sfamare i 10 miliardi di esseri umani che in un futuro non troppo lontano reclameran­no cibo. E di riuscirci in un modo sostenibil­e. Continuere­mo a ignorare i fatti e ad aggrapparc­i a sistemi di credenze basati sulla paura? [...]

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A Tulu Rei Gima Wodajo raccoglie il grano in Etiopia (foto: Jim Richardson)

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