Avitabile: «Quel film sulla mia musica mi ha cambiato la vita Per me resta un faro»
La musica di Enzo Avitabile l’aveva scoperta una sera tornando a casa in macchina. «Ascoltavo alla radio il mio programma preferito, New sounds di John Schaefer, quella sera dedicato a lui, e mi sono innamorato al primo ascolto». Jonathan Demme lo raccontò al Corriere quando con il suo film Enzo Avitabile Music Life, passato al festival di Venezia e a quello di Roma, stava per approdare, nel novembre 2013, a Lampedusa insieme al musicista napoletano. Entrambi decisi a dare un segnale a favore della condizione dei migranti. Avitabile lo ricorda bene, come non ha difficoltà ad ammettere il suo debito di riconoscenza verso il regista: «Quel film mi ha cambiato la vita, mi ha aperto tutto». Oggi al Teatro Petruzzelli di Bari riceverà il Premio Ennio Morricone. «Lo dedico a Jonathan con tutto il cuore». Si sentivano spesso, racconta. Dall’incontro per il film era nata un’amicizia profonda. «Ci scrivevamo lunghe mail, lettere in cui parlavamo di tutto. Sapevo che era malato ma si spera sempre». Così lontani — per questioni geografiche e biografiche — così vicini. «La nostra era una comprensione sottile, che andava oltre i codici, oltre la parola. Dritta al cuore, allo spirito. Una vera connessione». Demme lo spiegò così: «La musica di Enzo mi aveva colpito sul piano emotivo, mi parlava anche se non capivo le parole. Poi ho scoperto che parlava di gente che soffre». Il film è costruito intorno alle session di Avitabile con musicisti come Eliades Ochoa e Luigi Lai. Demme diceva che avrebbero dovuto firmarlo a quattro manio, lui si considerava ospite. «Jonathan — racconta Enzo — aveva l’abilità di rendere vere le cose sullo schermo, dava luce alle parole, riusciva a rendere belle anche le cose dure della vita». Il suo legame con la musica era fortissimo: «Sì, da Stop Making Sense. Ho amato molto il suo documentario su Neil Young. Era uno studioso. Quando è arrivato da me ha iniziato a muoversi tra le mie partiture e ha saputo svelare un tesoro nascosto. Per me resta un faro illuminante».