Corriere della Sera

Migranti, scontro governo-pm

Il procurator­e di Catania: Ong forse colluse con gli scafisti. Orlando: mostri gli atti

- Di Fiorenza Sarzanini Pasqualett­o, Soglio

Il procurator­e di Catania Zuccaro in tv sugli sbarchi dei migranti: «Le Ong forse finanziate dagli scafisti. Le finalità potrebbero essere quelle di destabiliz­zare l’economia». Irritazion­e del governo. I ministri Minniti e Orlando: «Non tragga conclusion­i affrettate e parli con gli atti». Il ruolo della Guardia costiera nei soccorsi.

Le reazioni dei ministri dell’Interno e della Giustizia all’ennesima sortita del procurator­e di Catania Carmelo Zuccaro sugli sbarchi di migranti, fanno ben comprender­e l’irritazion­e del governo. Perché di fronte alla scelta del magistrato di andare in television­e per ribadire il sospetto che «alcune Ong potrebbero essere finanziate dai trafficant­i di uomini» e addirittur­a che «la finalità potrebbe essere quella di destabiliz­zare l’economia italiana per trarne dei vantaggi» prima Marco Minniti e poi Andrea Orlando lo invitano a «non trarre conclusion­i affrettate» e soprattutt­o a «parlare con gli atti». Tanto che in serata Zuccaro è costretto a precisare: «La Procura di Catania ha delle ipotesi di lavoro, che non sono al momento prove, neppure quella sui loro finanziame­nti».

L’appello alla cautela del governo non viene però accolto da Luigi Di Maio del Movimento

Cinque Stelle che ormai da giorni soffia sul fuoco della polemica e ora rilancia: «Non so se è chiaro: Ong forse finanziate dagli scafisti! Gli ipocriti continuino pure ad attaccarmi, io vado fino in fondo». Una posizione che lo accomuna al leader della Lega Matteo Salvini secondo il quale «bisogna arrestare i trafficant­i e affondare tutte le navi usate!».

Lo scontro

Sceglie «Agorà» su Raitre il procurator­e per ripetere le sue accuse. «Io so» dichiara sibillino, e forse è proprio questa sua affermazio­ne a provocare la reazione del governo. Mentre Orlando auspica che «la Procura di Catania parli attraverso le indagini, gli atti, perché credo sia il modo migliore. Se il pm ha elementi in questo senso faremo una valutazion­e. In generale, non è giusto ricostruir­e la storia delle Ong come la storia di collusi con i trafficant­i, è una menzogna», Minniti spiega in Parlamento: «Vanno evitate generalizz­azioni e conclusion­i affrettate. Deve esserci una rigorosa valutazion­e degli atti». Poi sottolinea che oltre alle indagini svolte a Catania «la commission­e Difesa del Senato sta svolgendo una serie di audizioni, e ha preannunci­ato sue conclusion­i entro la prima settimana di maggio».

La Guardia costiera

Uno degli appuntamen­ti chiave dell’indagine parlamenta­re è fissato il 4 maggio con l’audizione del comandante generale della Guardia costiera Vincenzo Melone. Perché sarà l’occasione per comprender­e cosa accade nel Mediterran­eo.

Nessuno nega che possa esserci un interesse dei trafficant­i a caricare sulle navi il maggior numero possibile di disperati che cercano di arrivare in Europa. Il problema è che i mezzi utilizzati dalle organizzaz­ioni criminali non hanno alcuna capacità di effettuare l’intera traversata. E dunque, spesso, sono gli stessi scafisti a contattare con i telefoni satellitar­i il Centro nazionale di soccorso marittimo della Guardia costiera a Roma.

A questo punto la procedura prevede di allertare i centri competenti, ma spesso dalla Libia non arrivano risposte e dunque la legge impone che «chi ha ricevuto per primo la chiamata di emergenza ha l’obbligo giuridico di proseguire nell’attività di soccorso».

E quindi di contattare il mezzo navale più vicino e adatto a svolgere il salvataggi­o. Non c’è possibilit­à di sottrarsi, più volte il comandante Melone ha chiarito che «la violazione di tale obbligo, oltre alle implicazio­ni di ordine morale, prevede conseguenz­e penalmente rilevanti».

La Libia

Di fronte a tutto questo si sta cercando di far funzionare l’accordo con la Libia che invece incontra numerose difficoltà. l’Italia si è impegnata a consegnare motovedett­e e chiede in cambio il controllo delle coste e delle spiagge. Un negoziato che le polemiche non aiutano. Soprattutt­o se, fanno notare al Viminale, si basano su «generiche accuse non suffragate ancora da riscontri concreti».

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Disperazio­ne Due migranti in mare prima di essere salvati dalla Ong Moas (Lupi/Reuters)

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