Migranti, scontro governo-pm
Il procuratore di Catania: Ong forse colluse con gli scafisti. Orlando: mostri gli atti
Il procuratore di Catania Zuccaro in tv sugli sbarchi dei migranti: «Le Ong forse finanziate dagli scafisti. Le finalità potrebbero essere quelle di destabilizzare l’economia». Irritazione del governo. I ministri Minniti e Orlando: «Non tragga conclusioni affrettate e parli con gli atti». Il ruolo della Guardia costiera nei soccorsi.
Le reazioni dei ministri dell’Interno e della Giustizia all’ennesima sortita del procuratore di Catania Carmelo Zuccaro sugli sbarchi di migranti, fanno ben comprendere l’irritazione del governo. Perché di fronte alla scelta del magistrato di andare in televisione per ribadire il sospetto che «alcune Ong potrebbero essere finanziate dai trafficanti di uomini» e addirittura che «la finalità potrebbe essere quella di destabilizzare l’economia italiana per trarne dei vantaggi» prima Marco Minniti e poi Andrea Orlando lo invitano a «non trarre conclusioni affrettate» e soprattutto a «parlare con gli atti». Tanto che in serata Zuccaro è costretto a precisare: «La Procura di Catania ha delle ipotesi di lavoro, che non sono al momento prove, neppure quella sui loro finanziamenti».
L’appello alla cautela del governo non viene però accolto da Luigi Di Maio del Movimento
Cinque Stelle che ormai da giorni soffia sul fuoco della polemica e ora rilancia: «Non so se è chiaro: Ong forse finanziate dagli scafisti! Gli ipocriti continuino pure ad attaccarmi, io vado fino in fondo». Una posizione che lo accomuna al leader della Lega Matteo Salvini secondo il quale «bisogna arrestare i trafficanti e affondare tutte le navi usate!».
Lo scontro
Sceglie «Agorà» su Raitre il procuratore per ripetere le sue accuse. «Io so» dichiara sibillino, e forse è proprio questa sua affermazione a provocare la reazione del governo. Mentre Orlando auspica che «la Procura di Catania parli attraverso le indagini, gli atti, perché credo sia il modo migliore. Se il pm ha elementi in questo senso faremo una valutazione. In generale, non è giusto ricostruire la storia delle Ong come la storia di collusi con i trafficanti, è una menzogna», Minniti spiega in Parlamento: «Vanno evitate generalizzazioni e conclusioni affrettate. Deve esserci una rigorosa valutazione degli atti». Poi sottolinea che oltre alle indagini svolte a Catania «la commissione Difesa del Senato sta svolgendo una serie di audizioni, e ha preannunciato sue conclusioni entro la prima settimana di maggio».
La Guardia costiera
Uno degli appuntamenti chiave dell’indagine parlamentare è fissato il 4 maggio con l’audizione del comandante generale della Guardia costiera Vincenzo Melone. Perché sarà l’occasione per comprendere cosa accade nel Mediterraneo.
Nessuno nega che possa esserci un interesse dei trafficanti a caricare sulle navi il maggior numero possibile di disperati che cercano di arrivare in Europa. Il problema è che i mezzi utilizzati dalle organizzazioni criminali non hanno alcuna capacità di effettuare l’intera traversata. E dunque, spesso, sono gli stessi scafisti a contattare con i telefoni satellitari il Centro nazionale di soccorso marittimo della Guardia costiera a Roma.
A questo punto la procedura prevede di allertare i centri competenti, ma spesso dalla Libia non arrivano risposte e dunque la legge impone che «chi ha ricevuto per primo la chiamata di emergenza ha l’obbligo giuridico di proseguire nell’attività di soccorso».
E quindi di contattare il mezzo navale più vicino e adatto a svolgere il salvataggio. Non c’è possibilità di sottrarsi, più volte il comandante Melone ha chiarito che «la violazione di tale obbligo, oltre alle implicazioni di ordine morale, prevede conseguenze penalmente rilevanti».
La Libia
Di fronte a tutto questo si sta cercando di far funzionare l’accordo con la Libia che invece incontra numerose difficoltà. l’Italia si è impegnata a consegnare motovedette e chiede in cambio il controllo delle coste e delle spiagge. Un negoziato che le polemiche non aiutano. Soprattutto se, fanno notare al Viminale, si basano su «generiche accuse non suffragate ancora da riscontri concreti».