Corriere della Sera

L’esperienza in Rai di Semprini e il format sbagliato di «Politics»

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Aessere sinceri, il confronto a tre in vista delle primarie del Pd è stato piuttosto noioso. Matteo Renzi si tratteneva per non eccedere in personalis­mi. Michele Emiliano era mosso solo dall’ostilità nei confronti dell’ex premier e Andrea Orlando sembrava un funzionari­o del vecchio Pci.

Così, alla fine, l’unico brillante è parso il conduttore Fabio Vitale, che di solito conduce SkyTg24 e la rassegna stampa di mezzanotte. Beh, certo, lui aveva le domande scritte, si è limitato a smistarle stando attento alle sforature. Esattament­e come in passato faceva Gianluca Semprini. Ripensando al dibattito mi sono tornati in mente il povero Semprini e la sua sfortunata esperienza in Rai. A Sky pareva un giornalist­a moderno, sveglio, preparato e invece in Rai lo hanno cotto a puntino.

Ne ero convinto quando hanno chiuso «Politics» (Raitre), a maggior ragione ne sono ancora più convinto oggi. Per funzionare, un nuovo programma ha bisogno di un buon format, di una buona impaginazi­one e del sostegno della rete.

A SkyTg24 fanno così, e Fabio Vitale tale è stato, di nome e di fatto. «Politics» era un format sbagliato, né carne né pesce (forse anche Semprini avrà avuto le sue colpe), era un ibrido tra un talk di stampo più prettament­e giornalist­ico (domande serrate, stringatez­za nelle risposte, al bando la fumosità) e un talk tradiziona­le (c’erano persino le domande alla gente per strada, l’orrore della vera informazio­ne!). Forse anche la composizio­ne della redazione non era quella giusta. Chissà!

Di solito, gli esperiment­i partono in seconda serata, giusto il tempo di rodarli, di metterli a punto. Poi, se vanno bene, si passano in prima.

Ma la cosa che più mi ha lasciato perplesso è il modo con cui Semprini è stato scaricato. Avrà sbagliato, ma il sostegno della rete e dell’azienda è il primo requisito per fare bene le cose. Perché a Sky funzionava?

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