Viaggio nella poesia di Agnès Varda

Un soffio d’aria fresca, un regalo inaspettato, che fa sembrare d’improvviso vecchi e ammuffiti tanti film visti qui. Visages Villages (Volti e villaggi), presentato fuori concorso, racconta l’incontro tra Agnès Varda (ottantanove anni il 30 maggio) con l’artista fotografo JR (trentaquattro anni a febbraio) e il loro giro per la Francia. La curiosità per i lavori reciproci li ha fatti incontrare e decidere di mettersi in viaggio per incontrare persone anonime e realizzare i collage fotografici per cui JR è diventato celebre: enormi riproduzioni di volti e corpi da appiccicare sui muri come immensi graffiti. Lo fanno in un villaggio di minatori, in una fabbrica, in una cittadina del Sud e su un bunker della Seconda guerra mondiale, tra i lavoratori del porto di Le Havre e su un treno merci. Senza una logica che non sia quella del caso e della curiosità, della voglia di incontrare persone nuove, di visitare la tomba di un amico (Henri Cartier-Bresson, commovente per Insieme Agnès Varda (88 anni) e il fotografo JR (34)

semplicità), di ritrovare luoghi del passato (come la Normandia dei primi lavori fotografi di Varda). Con in più una bella dose di ironia, di leggerezza e di divertimento. A sorprendere, oltre la vitalità e la grazia di una regista che ha mantenuto lo spirito dei suoi vent’anni, è però la lezione di cinema che emerge ad ogni scena. Della Nouvelle Vague, di cui Varda fu una delle pioniere, il film ritrova quell’esprit de liberté che gli fa rompere ogni steccato: non è un documentario, non sono fogli di diario, non è una finzione, perché ad ogni scena ti sembra di entrare in un film nuovo. C’è tempo per parlare dei problemi di vista di lei e per visitare la nonna centenaria di lui, per ribadire l’egoismo di Godard e l’amore per i gatti, in un trionfo di intelligenza appassionata, di divertimento e allegria. Che restituisce al cinema la sua forza di invenzione e di poesia.