Il rinvio sulle rendite e le detrazioni da rivedere
«Le riforme fiscali vanno viste nel loro insieme ed io direi che cambiare idea su una tassa che è stata appena cambiata da pochi mesi, non è una buona idea». Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, respinge al mittente la richiesta della Commissione Ue di tornare alla tassazione della prima casa, anche fosse solo per i redditi più alti. «È una delle tante proposte» dice il ministro, e non può essere vincolante, perché la politica fiscale è prerogativa nazionale.
Stesso discorso per la riforma del catasto, che prima il governo Letta, poi quelli di Renzi e Gentiloni, hanno fatto scivolare via dal tavolo. Era prevista dalla delega fiscale, ma la revisione delle rendite immobiliari è stata fatta cadere. La riforma del catasto doveva avvenire a parità di gettito, ma rischia comunque di scontentare molti. E sembra essere un argomento tabù per la politica. Il recente tentativo della maggioranza di ripescarla, e di inserire la riforma ne Piano Nazionale trasmesso a Bruxelles è fallito.
Parimenti impossibile, per il governo, è stata fin qui la revisione delle agevolazioni, detrazioni e deduzioni fiscali. Nell’ordinamento italiano ce ne sono alcune centinaia, che valgono decine di miliardi di euro l’anno. Da almeno un quinquennio (il primo a parlarne fu Giulio Tremonti), il governo ne programma la revisione e la riduzione. Sono stati fatti studi e ricognizioni di ogni tipo, ma le tax expenditures sono tutte ancora là e, anzi, ogni anno aumentano.
La vera partita con la Ue il governo la giocherà sui numeri della manovra 2018. Da Bruxelles è arrivata ieri un’apertura sulla flessibilità della correzione e un invito ad assecondare la crescita, parole che al Tesoro sono state molto ben accolte. La speranza è quella di ottenere i margini sia per scongiurare gli aumenti Iva, che per una riduzione delle imposte, ma senza svenarsi. Provando a concordare un obiettivo di deficit 2018 un po’ più elevato dell’1,2% atteso.