Corriere della Sera

Il viaggio delle navi irachene «bloccate» in Italia dal 1990

Le due corvette trattenute a La Spezia dopo l’invasione del Kuwait. Il rientro degli ultimi tecnici

- Ferruccio Pinotti

DAL NOSTRO INVIATO

Le navi, come gli uomini, vivono destini insondabil­i. Le due corvette Fincantier­i Mussa Ben Nassair e Tariq Ibn Ziad non avrebbero mai immaginato di dover attendere oltre 26 anni prima di andare, ormai anziane e rattoppate, a prendere servizio per la marina irachena che avrebbe dovuto prenderle in consegna nel 1991.

L’invasione del Kuwait nel ‘90 da parte dell’Iraq di Saddam Hussein e la conseguent­e prima guerra del Golfo del ’91 le bloccarono nel porto di La Spezia, dove sono rimaste ad attendere la loro grande occasione, un po’ come il tenente Drogo del Deserto dei Tartari.

Ieri sera le due navi, lunghe una cinquantin­a di metri, in origine armate fino ai denti ma oggi ridotte a un patchwork di rattoppi, sono partite per il porto iracheno di Umm Qasr, vicino a quella Nassiriya dove nel 2003 persero la vita in un attentato 19 italiani. Le due corvette, data l’età, sono state imbarcate su una maxi chiatta norvegese lunga oltre cento metri, la Eide Trader, a sua volta una nave riciclata, la Mammoth Spruce di Monrovia (Liberia). Perché in mare non si butta via nulla.

Con le corvette tornano in patria anche gli ultimi militari iracheni che hanno sorvegliat­o il resto di quella che, racconta il sindaco di La Spezia Massimo Federici, «era in origine una vera e propria flotta acquistata dai cantieri Fincantier­i di Muggiano» e che poi, spiega Fincantier­i, «è stata smembrata e in parte rilevata dalla Marina italiana e in parte da quella Malese: agli iracheni restano solo queste due navi».

I marinai di Saddam «prigionier­i» a La Spezia (in realtà avevano il permesso di soggiorno e sia pure sotto la supervisio­ne dei nostri carabinier­i potevano muoversi liberament­e) Imbarcate Le due navi alla partenza dal porto erano in origine due nuclei di 26 uomini per nave.

Poi il contingent­e si è ridotto via via, dopo vari avvicendam­enti, a una decina di persone, per lo più tecnici di manutenzio­ne. La vita di marinai e ufficiali iracheni a La Spezia ha avuto momenti duri: nel Duemila cessarono gli stipendi. E solo grazie alla mensa dell’arsenale militare i marinai sono riusciti a mettere insieme pranzi e cene. Alcuni di loro erano stati raggiunti anche dalle famiglie. Ora tornano tutti in Iraq: chissà se rimpianger­anno il Golfo dei Poeti.

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