«Ti sposti oppure no?» Squalo contro Condor, storie di rivalità dispetti e colpi bassi
d’altronde non sta scritto da nessuna parte che due grandi contendenti debbano piacersi e starsi simpatici: Federer e Nadal sono panda da proteggere e comunque l’amicizia è un’altra cosa, perché Roger e Rafa si stimano profondamente ma non vanno a cena né in vacanza insieme. «Con Aru a volte mi alleno, con Contador mi capita di parlare» spiega Nibali. Con Quintana (che conferma: «Con qualcuno ti trovi meglio, con qualcuno peggio. Siamo rivali») né l’uno né l’altro. Amen. Non è un dramma. Inizia la settimana verticale del Giro cento, le sportellate saranno all’ordine del giorno.
Lo sono, in realtà, dall’inizio. Per un cazzotto a Rosa sull’Etna lo spagnolo Moreno è stato escluso: un conto sono i dispettucci (vedi Amador che impedisce a Visconti di andare a vincere la tappa di Bagno di Romagna per aver rivelato al Corriere la vera natura del leader colombiano della Movistar: «Un padre padrone»), un altro la violenza. Trattavasi di questioni pregresse, ma c’è modo e modo. Nibali e Dumoulin, per esempio, si sono chiariti civilmente, tra adulti. Era successo che ai piedi del Monte Fumaiolo la maglia rosa avesse chiesto un’alleanza al siciliano («Saliamo insieme?») sentendosi rispondere picche. Secondo Slongo i due «non si sopportano a pelle». Un’antipatia nata al Delfinato 2015 Sfidanti Nairo Quintana, Vincenzo Nibali e Thibaut Pinot (LaPresse)
Scocciato, all’arrivo l’orange aveva mostrato polemicamente il pollice al rivale, come a dire: bravo, complimenti. Due parole in privato al foglio firma di Forlì e tutto risolto.
Certo non siamo ai livelli della furibonda lite pubblica tra Ivan Basso e Gilberto Simoni all’epilogo del Giro 2006, quando il trentino accusò la maglia rosa di avergli chiesto soldi in cambio della vittoria contentino all’Aprica. Di accordi in corsa, alleanze, interessi comuni e odi trasversali è piena la storia. Quello tra Nibali e Quintana risale al Delfinato 2015. Chiedono a Vincenzo cosa ne pensa di Nairo, che d’abitudine si ritira in altura sulle Ande e poi riappare più forte che mai. Nibalino è diplomatico ma un giornale colombiano
travisa la risposta. Quintana s’incavola e al Delfinato chiede spiegazioni. Finisce lì, ma l’antipatia reciproca rimane.
Al Giro sono state quindici tappe di punzecchiature. Nibali non perde occasione per far notare che Quintana fa catenaccio, Quintana si sforza di non pronunciare mai il nome di Nibali. Il più duro con il Condor, che non parla con nessuno ed è molto asciutto anche con i compagni («Nessuno attacchi, oggi vinco io» ha ordinato sotto il Blockhaus) è stato Fernando Gaviria, lo sprinter colombiano del poker. «Non è il mio idolo né il mio punto di riferimento. Lui non significa nulla per me». Quintana non saluta. Difficile farsi accettare dal gruppo, così.