«La presidente non approvava il mio progetto E se lo bloccano io me ne vado»
Il Consiglio di amministrazione ha bocciato il piano di riforma delle news presentato dal direttore generale Antonio Campo Dall’Orto. E quel piano conteneva la riforma dell’informazione online della Rai con una testata completamente rinnovata e affidata a lei, Milena Gabanelli. Una notizia che circolava da mesi. E ora? Tutto bloccato?
«Mi auguro di no, e per questo motivo: tutta la grafica e lo sviluppo del nuovo sito su cui la direzione Digital ha lavorato per un anno, sono pronti da oltre un mese. Struttura e competenze della squadra sono già state delineate e, come richiesto, già tutte reperibili tra i giornalisti dipendenti Rai. Il piano editoriale è pronto e si potrebbe andare online in un mese. In sostanza è come avere una Ferrari in garage e tenerla ferma. Sarebbe veramente un colpevole spreco, poiché il progetto è arrivato a conclusione a seguito dell’invito a procedere della Commissione parlamentare di vigilanza e dello stesso cda Rai».
Quanto pensa che abbia contato la politica in questa vicenda? Per esempio, lo scontento dei renziani sull’operato del direttore generale. Può essere una resa dei conti?
«Non ho idea e non è affar mio, io sono sempre stata pagata per produrre risultati e non per sondare gli umori, mentre dovrebbe essere chiaro a tutti che in questo momento la Rai è l’unica grande televisione pubblica a non essere presente in maniera significativa con una informazione online, escludendo quindi dal servizio pubblico tutta quella fetta di popolazione che non si informa più sui media tradizionali. Questo è un fallimento del servizio pubblico».
Tutto sembra in una fase di stallo. Lei che cosa pensa di fare, se le cose andranno per le lunghe?
«Come dice Ray Bradbury (nel libro «Fahrenheit 451», ndr): chi non crea non può che distruggere! Mi consulterò con il direttore generale, e se non sarò messa nelle condizioni
di procedere non intendo intascare un minuto di più uno stipendio pagato dai cittadini».
Tra i voti contrari c’è anche quello della presidente Monica Maggioni. Molti sostengono che, del piano delle news, non approvasse nemmeno la novità che la riguardava. Le risulta? «Certo, me lo ha detto lei chiaramente tre settimane fa».
E quali sarebbero le perplessità della presidente Maggioni?
«Credo che abbia altre idee ma non le ho ben capite. Ha sottolineato il fatto che bisogna ridurre le testate mentre qui se ne andrebbe a creare una nuova. In realtà non è così perché una testata online esiste già, ma è al trentesimo posto proprio perché nessuno ci ha mai investito. Le ho spiegato il lavoro che ho fatto in questi tre mesi e mezzo, ovvero creare i presupposti perché fosse una macchina funzionante, ed è finita lì...».
Lei crede che il direttore generale si dimetterà, dopo questo scontro? «Lo chieda a lui».
Visto tutto quello che sta accadendo, si è pentita di aver lasciato il sicuro marchio di Report? Non pensa che avrebbe potuto continuare ancora per un po’?
«Ho lasciato Report perché dopo 20 anni credo che debbano andare avanti altri, e all’ombra della grande quercia non cresce nulla. Non è stata una decisione improvvisa, anzi molto sofferta e anche ostacolata dalla rete che avrebbe voluto che io restassi. Con Report avevo dato vita a un modello produttivo molto innovativo, ed era venuto il momento di rigenerarlo, la squadra è rimasta la stessa, con la stessa determinazione e Sigfrido Ranucci è un professionista capace e integro. Mi auguro che l’azienda, a cui ho regalato il marchio, sappia preservarlo».
Il rischio Sarebbe uno spreco fermarsi. Questa è l’unica grande televisione pubblica senza una significativa informazione online