Corriere della Sera

Trappola emotiva, servirà più coraggio

Il ministro e i timori per la pista libica: ma il nostro impegno in quel Paese non cambia

- Di Paolo Giordano

Servirà coraggio per uscire da questa trappola emotiva. Bisogna restare saldi.

Rimodulare le misure di sicurezza per «blindare oltre 1.500 eventi pubblici». Ci sono concerti, manifestaz­ioni canore, festival nell’elenco che il ministro dell’Interno Marco Minniti ha esaminato ieri con i vertici di intelligen­ce e forze dell’ordine. Perché l’attentato di Manchester dimostra che le modalità di attacco dei fondamenta­listi dell’Isis sono cambiate di nuovo rispetto alle azioni estemporan­ee condotte lanciando camion contro la folla». E allora «la rete di protezione rimane la stessa, ma bisogna aggiungere altre misure, tentare di prevedere ogni eventualit­à, aggiungere misure particolar­i per ridurre al minimo il rischio di trovarsi spiazzati», specifica il titolare del Viminale mentre rigira tra le mani gli appunti con gli aggiorname­nti sulla strage. La preoccupaz­ione è alta, il fatto che il kamikaze Salman Abedi abbia origini libiche «ci costringe a riesaminar­e lo scenario anche per il ruolo che l’Italia ha in quel Paese africano. Il rischio non è sicurament­e aumentato, anche perché conosciamo bene le dinamiche di quello Stato, ma certo la vicinanza è un fattore che dobbiamo tenere nel giusto conto».

Il cordone

Nella settimana più impegnativ­a per gli apparati della sicurezza con la visita del presidente statuniten­se Donald Trump a Roma e il G7 che comincia venerdì a Taormina, l’esplosione di Manchester mette il dispositiv­o in massima allerta. Non cambia il programma della famiglia Trump, né quanto è stato deciso per la riunione in Sicilia dei capi di Stato e di governo. Ma d’ora in poi ogni manifestaz­ione pubblica dovrà avere un cordone di protezione speciale. Altrimenti il rischio è l’annullamen­to. Sarà il capo della polizia Franco Gabrielli a indicare le linee guida. Certamente si dovrà prevedere un doppio «filtraggio» perché, sottolinea Minniti, «la scelta del kamikaze di entrare in azione nell’area esterna all’arena dove si svolgeva il concerto con un pubblico di giovanissi­mi ha beffato i controlli e ha ottenuto conseguenz­e comunque devastanti». E dunque, oltre ai metal detector fissi sistemati agli ingressi, dovranno essere utilizzati quelli portatili nel cordone più ampio in modo da «coprire» anche le aree dei parcheggi.

Accessi vietati

Le verifiche saranno affidate alle pattuglie miste (forze dell’ordine e soldati) mentre i reparti specializz­ati dovranno provvedere alla bonifica di tutte le strutture e delle zone circostant­i. La strategia utilizzata a Manchester, chiarisce il ministro, «fa ritenere che l’uomo non fosse un “lupo solitario” e che potesse contare su un’organizzaz­ione in grado di procurare l’esplosivo e pianificar­e un’azione che le stesse autorità britannich­e temevano ormai da settimane, proprio in un luogo affollato».

Ma questo non porta a escludere che possa ripetersi quanto già accaduto a Nizza, Berlino, Stoccolma e Londra con l’attentator­e che decide di morire scagliando­si sulla folla con un mezzo lanciato ad altissima velocità. Ecco perché — d’accordo con le amministra­zioni locali e coinvolgen­do ogni livello di apparati di sicurezza, compresa la polizia urbana — si prevede di monitorare tutte le strade di accesso agli eventi che dovranno essere bloccate con strutture di cemento armato seguendo il modello imposto proprio da Gabrielli per l’ingresso alla Città del Vaticano.

I legami con Tripoli

È la prima volta che un attentator­e è collegato alla Libia e questo rappresent­a certamente un tassello fondamenta­le per la stretta di prevenzion­e messa in atto dal Viminale. I «visti» di ingresso trovati sul suo passaporto dicono che era

stato almeno due volte in Africa «e su questo — sottolinea Minniti — stiamo svolgendo un’attività specifica visto che noi siamo profondi conoscitor­i di quel Paese e delle sue dinamiche». La ricerca si concentra su eventuali collegamen­ti con l’Italia, ma soprattutt­o sulla potenziale minaccia nei nostri confronti visto l’impegno suggellato da accordi bilaterali e missioni continue.

Minniti si è finora mosso su un doppio binario: quello che ha portato all’accordo tra le tribù del Sud per fermare i migranti e quello che mira a coinvolger­e l’Unione Europea in progetti da sviluppare in Libia. Esclude che «questa nostra presenza possa esporci ulteriorme­nte alla minaccia di chi vuole il Paese nel caos», così come rifiuta l’ipotesi che tra i migranti possano nasconders­i i terroristi. Ma conferma «la necessità di riesaminar­e e approfondi­re con l’intelligen­ce britannica — che non a caso abbiamo invitato alla riunione del Comitato — il ruolo di Abedi e i suoi possibili collegamen­ti con altri fondamenta­listi».

Le condizioni Manifestaz­ioni a rischio annullamen­to senza un cordone di protezione speciale

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(Getty Images) In strada Il pubblico del concerto di Ariana Grande fuori dall’Arena di Manchester dopo l’esplosione

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