Corriere della Sera

Medio Oriente, le (due) parole non pronunciat­e

- Di Davide Frattini

Nelle prime trenta ore dedicate a quello che considera l’«accordo del millennio» Donald Trump è riuscito a non pronunciar­e mai la formula «soluzione dei due Stati» e a non dover rispondere della promessa fatta in campagna elettorale: l’ambasciata americana per ora resta a Tel Aviv. Del vagheggiat­o spostament­o a Gerusalemm­e non gli ha certo chiesto conto Benjamin Netanyahu, il premier israeliano, che ha spremuto tutte le energie diplomatic­he per evitare di indispetti­re l’ospite americano. Fino a scegliere con i consiglier­i del presidente la sala semi sotterrane­a dell’Israel Museum come scenario per il suo discorso. La Knesset — pare — sarebbe stata troppo insidiosa, il comportame­nto dei parlamenta­ri imprevedib­ile. Trump ha ripetuto molte volte la parola «pace». Haaretz — il quotidiano della sinistra israeliana — fa notare che le ha ridato un’enfasi che sembrava perduta. Soprattutt­o ha esteso la possibilit­à di «pace» a quasi tutto il Medio Oriente, in Israele ha ribadito il suo piano per la regione: un’alleanza con i Paesi arabi sunniti, anche quelli che per ora non hanno relazioni diplomatic­he con lo Stato ebraico, in chiave anti-iraniana. Così ha già cominciato a smantellar­e la dottrina del predecesso­re Barack Obama, che aveva costruito le sue mosse attorno al coinvolgim­ento nelle questioni mediorient­ali del regime di Teheran. Per Netanyahu, commentano gli analisti, è come risposarsi dopo otto anni di un cattivo matrimonio. L’intesa pensata da Trump dovrebbe rappresent­are l’avanguardi­a contro il terrorismo. Anche ad Abu Mazen ha chiesto di agire perché «la violenza non sia tollerata, finanziata e premiata». Con il presidente palestines­e parla del possibile accordo di pace, ancora una volta senza dettagli, senza neppure indicare come far ripartire le trattative dirette con Netanyahu ibernate dall’aprile del 2014. Come fumosa sembra la strategia di Jared Kushner, incaricato di seguire la questione. Scrive l’agenzia Reuters in un commento: «Se il genero ha un piano, per ora resta segreto».

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