Corriere della Sera

Prodi: devastante un’intesa sul proporzion­ale

L’ex premier critica la trattativa di Renzi con Berlusconi: se continuiam­o così garantiamo l’instabilit­à Parte il Rosatellum, già pronte le modifiche. Di Maio avverte: senza M5S, sarà un Vietnam al Senato

- Dino Martirano

Da esterno Romano Prodi, interpreta­ndo forse anche i mal di pancia montanti nel Pd, lancia il suo avvertimen­to al segretario dem, Matteo Renzi, che ha avviato trattative serrate con Forza Italia per confeziona­re una nuova legge elettorale proporzion­ale finalizzat­a al voto in autunno.

E così lo schema proporzion­ale, che punta a formare una «grande coalizione» Pd-FI dopo le elezioni, viene stroncato dall’ex premier Prodi che portò l’Ulivo al governo con il Mattarellu­m maggiorita­rio: «Si accorderan­no con una legge elettorale proporzion­ale che devasta il Paese. Come si accorderan­no lo si vedrà dopo le elezioni. Purtroppo qui, se continuiam­o così, garantiamo l’instabilit­à», è la riflession­e di Prodi intervista­to da Giovanni Floris su La7. Anche Giuliano Pisapia (Campo Progressis­ta)boccia il proporzion­ale perchè «aprirebbe la via ad un governo di larghe intese».

E se il piatto forte del possibile accordo Pd-FI è la data anticipata del voto, prima che il governo in carica a guida Pd sia costretto a sporcarsi le mani con una Finanziari­a severa, il grillino Luigi Di Maio precisa: «Le elezioni ci saranno presto, magari in autunno, ma solo se il M5S parteciper­à alla formazione della nuova legge elettorale. Senza l’accordo con il M5S, al Senato sarà un Vietnam e il Pd si schianterà».

La corsa del Pd e di FI verso l’accordo ha superato la tappa: con una mezza finzione, la commission­e Affari costituzio­nale della Camera ha votato («Adottandol­o L’ex sindaco: «No a un sistema che apre la via a un governo di larghe intese» a distanza», ironizzano i deputati dem) il «Rosatellum» che prende il nome dal capogruppo del Pd, Ettore Rosato, e propone un 50% di maggiorita­rio e un 50% di proporzion­ale con sbarrament­o di accesso al 5%. Il voto ha delineato schieramen­ti fittizi (Pd, Lega, Svp e verdiniani favorevoli; FI, M5S, Sinistra Italiana, Articolo 1 contrari; centristi di Ap assenti, FdI astenuti) perché tutti sanno che il testo finirà in un cestino.

Il relatore, Emanuele Fiano (Pd), già offre ai suoi interlocut­ori (nessun contatto con i grillini) di «germanizza­re» il Rosatellum fino a raggiunger­e il modello tedesco (proporzion­ale) che vuole Berlusconi. Ma il cambio di marcia di Renzi, disponibil­e a cedere sul semi maggiorita­rio pur di andare a votare il 24 settembre, può finire in un vicolo cieco. Per votare a fine settembre, calcola Ignazio Abrignani (Ala), le liste vanno presentate a Ferragosto. Il che vuol dire varare la legge all’inizio dell’estate in modo che il governo disegni i collegi. Calendario alla mano, dunque, la moneta di scambio tra Pd e FI, la data del voto, rischia di non essere spendibile.

Lo stop di Pisapia

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