La rosa di tre nomi per il prossimo presidente della Cei Bassetti il più votato
Montenegro e Brambilla gli altri: decide il Papa
Papa Francesco, come a indicare la strada alla Chiesa italiana, il 20 giugno andrà a Bozzolo e a Barbiana per pregare sulle tombe di don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani. L’annuncio risale al 24 aprile e il giorno prima, domenica 23, il Papa aveva mandato un suo inviato a celebrare messa e posare a suo nome una rosa d’argento sulla tomba di Bozzolo: era il cardinale Gualtiero Bassetti, nato a Marradi come Dino Campana e formato nella Firenze di Dalla Costa e La Pira, Turoldo e don Milani. Proprio l’arcivescovo di Perugia, ieri, è stato il primo e il più votato dei tre candidati alla presidenza che l’assemblea della Cei ha indicato al Papa. Gli altri due sono il cardinale di Agrigento Francesco Montenegro, altro porporato vicinissimo a Francesco, e il vescovo di Novara Franco Giulio Brambilla.
A questo punto il favorito è Bassetti. Ieri sera buona parte dei vescovi, all’uscita dell’Aula Paolo VI, era convinta che prossimo presidente della Cei sarà lui. Ma intanto si attende la decisione del pontefice, il pomeriggio di ieri è passato senza comunicazioni, oggi potrebbe essere il giorno buono. Papa Francesco, scherzando ma fino ad un certo punto, aveva avvertito l’assemblea di non essere vincolato dalla terna, come a dire: scegliete bene. E i vescovi italiani hanno recepito il messaggio. Nessun candidato «fuori linea». Gli elettori delle 226 diocesi dovevano scegliere a maggioranza assoluta un nome per volta. Alla prima votazione i consensi maggiori sono andati subito ai tre nomi che sarebbero finiti nella terna, e il cardinale Bassetti ha prevalso al ballottaggio sul vescovo Brambilla con 134 voti. Nella seconda votazione Brambilla ne ha ottenuti 115 davanti al cardinale Montenegro (67), alla terza ha prevalso Montenegro con 126.
In Vaticano, alla vigilia, si dicevano certi che il prescelto sarebbe stato Bassetti, se fosse stato incluso nella terna. Ha compiuto 75 anni, l’età della pensione, ma il Papa lo ha prorogato senza scadenza. Tutti e tre i candidati, peraltro, sono affini a Francesco. L’arcivescovo di Agrigento, creato cardinale da Francesco nel 2015, accompagnò Bergoglio nel primo viaggio a Lampedusa: nella sua diocesi si racconta ancora di quando, appena arrivato, monsignor Montenegro tolse dal presepe i Re Magi e mise un cartello, «respinti alla frontiera».
Il vescovo teologo Franco Giulio Brambilla insegnava nella Milano di Carlo Maria
Tratti comuni Tutti e tre i candidati indicati per il dopo Bagnasco hanno delle affinità con Francesco
Martini. Quanto a Bassetti, Francesco gli ha dato a sorpresa la porpora nel 2014 — l’ultimo arcivescovo di Perugia divenuto cardinale era stato nel 1853 Vincenzo Gioacchino Pecci, poi Papa Leone XIII — e
già allora si disse che lo avrebbe voluto alla presidenza della Cei.
L’anno scorso gli ha affidato le meditazioni per la Via Crucis al Colosseo: giovani, famiglie, lavoro, precarietà economica, migranti. È già stato vicepresidente tra il 2009 e il 2014. Anche sui temi più scottanti, dalle unioni civili all’eutanasia, ha sempre mantenuto un profilo pastorale, sulla linea della Chiesa di Francesco che si «china» sulle «ferite» dell’umanità senza anatemi. Nato nella «povertà estrema» del dopoguerra, raccontava così la sua prima esperienza da vescovo, nel ’94, a Massa
Marittima: «La sera i minatori venivano a sedersi sulle gradinate del duomo. Era una vita che andavano là. E tutti, al duomo, avevano solo voltato le spalle. Mi dicevano: con quelli non parlerai mai. Uscii, mi sedetti. Calò il silenzio. “Ma lei è il nuovo vescovo?”. “Sì”. Mi feci spiegare la città. Uno si voltò: noi era vent’anni che non s’era visto un vescovo. Ricordavano monsignor Ablondi perché era sceso nella miniera di Miccioleta a bere con loro un fiasco di vino. Quel giorno capii che cosa significa essere un pastore».