L’inferno rosa di Tom tra gel energetici e problemi intestinali
Spogliarello forzato dell’olandese che resta leader a fatica
Al Tour 2016 ci twittò allegramente sopra: «Sulla salita del Peyresourde ho dovuto fare un pit-stop in un camper: non la trattenevo più. Vi risparmio i dettagli. Un grazie alla famiglia che mi ha ospitato!». Ieri Tom Dumoulin non ha trovato camper parcheggiati sul Giogo di Santa Maria. E non aveva voglia di scherzare: «Una situazione di m... Punto». Traduzione: violenta scarica intestinale a 33 chilometri dal traguardo. Sgradevole problema noto a tutti, empatia immediata per lo sventurato. La differenza tra Tom e noi, comuni mortali a caccia di una toilette, è che l’olandese stava difendendo la maglia rosa nella tappa regina del Giro d’Italia. La sua impresa dopo il pit-stop vale quella della crono del Sagrantino. Si è spogliato (i pantaloncini da ciclista si tolgono solo sfilando maglia e scomodi bretelloni), si è liberato in un prato ed è risalito in bici dopo soli 55” secondi. Un (inedito) record.
Poteva deprimersi maledicendo il destino cinico e baro. Invece, mentre Quintana e Nibali dettavano il ritmo, è salito stringendo i denti e limitando le perdite a 2’39”. E nella discesa su Bormio ha addirittura recuperato, arrivando a 2’18” dal vincitore. Dopo il traguardo Dumoulin non ha rinunciato al defaticamento sui rulli, è salito sul podio (faccia da funerale) e, pur esentato dalla conferenza stampa, ha affrontato i cronisti: «Sono deluso con me stesso. Avevo gambe buone ma qualcosa è andato storto. No, non mi aspettavo che gli altri rallentassero: era una situazione di corsa, andavano a tutta. È stato terribile, ma ho lottato fino alla fine».
Un pit stop per problemi intestinali non è raro: in una tappa che dura quasi 7 ore può succedere di tutto. Nel 2005, proprio sullo Stelvio, problemi intestinali affondarono il Giro di Ivan Basso che arrivò al traguardo quando il vincitore Parra era già in albergo. La diarrea del Tour 2016 fece perdere 20’ a Dumoulin. Che impiegò quattro giorni per recuperare, perfettamente visto che sconfisse Chris Froome a cronometro. La sua diagnosi fu onesta: «Avevo gambe buone, ma probabilmente ho mangiato troppi zuccheri».
È quello che, a giudicare dalle immagini, è successo ieri. Per non perdere tempo con panini e crostatine, i corridori fanno uso massiccio di gel energetici. Sono «bombe» da usare con cautela: hanno concentrazioni di glucosio così elevate da causare problemi di questo tipo quando l’organismo è disidratato, come succede nei tapponi alpini specie con chilometraggi elevati in alta quota. E quindi? Errore rimediabile o segno di vulnerabilità? Lo vedremo presto.
Se quello di Dumoulin fosse un problema serio di affaticamento organico l’olandese potrebbe staccarsi già oggi sulle salite precoci (Aprica, Tonale), di una tappa non dura. Dove non è escluso che Barhain e Movistar tengano alto il ritmo fin dal primo metro per testare la sua resistenza. Oppure domani tra Gardena e Pordoi. Di certo l’olandese ha, per la seconda volta in un anno, commesso un errore da principianti. «Magari ha preso freddo perché non si è coperto bene in discesa — ha commentato con un filo di perfidia Vincenzo Nibali — e anche a me è capitata una cosa del genere: ma ero giovanissimo e non certo leader di una grande corsa». Pit stop La sequenza della sosta forzata di Tom Dumoulin, maglia rosa vittima di problemi intestinali: a 33 chilometri dal traguardo l’olandese è stato costretto a fermarsi, sfilarsi maglia e bretelloni e infine liberarsi nel prato. La sosta forzata è durata appena 55’’, ma i rivali ne hanno approfittato (Ipp)