Da Buzzanca a Panatta, gli over 70 alla scoperta del Giappone
Nell’epoca del mito dell’active ageing, ovvero della riscossa della «terza età» con il suo ruolo sempre più attivo nella società, ci voleva proprio un programma come «Meglio tardi che mai» (Rai 2, lunedì, 21.20). Lo show è il contraltare anagrafico del «Collegio», sempre di Rai 2: lo stile comunicativo è simile, le generazioni sono agli antipodi.
«Meglio tardi che mai» è anche il riscatto dalla grottesca rappresentazione di una vecchiaia «viagrizzata» messa sul Trono Over da Maria De Filippi. Lando Buzzanca, Claudio Lippi, Adriano Panatta ed Edoardo Vianello, tutti brillanti over 70, accompagnati da Francesco Biggio, intraprendono un viaggio alla scoperta del Giappone, in tutte le sue tradizioni più affascinanti e in tutte le sue stranezze più curiose, dall’antica arte del sumo al cibo, dai rituali di saluto alla tecnologia più avanzata applicata a tutti i campi della vita quotidiana (dai «cubicoli» per dormire ai distributori automatici di cibi caldi).
In programmi come questi il cast è tutto e i quattro protagonisti interpretano ruoli ben definiti, giustamente «scritti» dalla produzione: Panatta fa l’uomo di mondo, Buzzanca non perde il suo ruolo arrembante di seduttore, Lippi fa il finto stranito, Vianello è il più naif.
Gli esiti sono molto divertenti, grazie anche al contrasto surreale dei «senior» che si ritrovano di fronte agli esiti più avanzati della modernità nella cultura giapponese.
Passato poco più di un anno dalla sua nomina, l’impronta di Ilaria Dallatana sulla direzione della rete è ormai evidente e ha prodotto esiti molto interessanti, alla ricerca di un rinnovamento nel linguaggio e nei temi. A riguardare tutte le produzioni originali, l’impressione è che, tra i vari tentativi, siano stati fatti dei programmi molto belli, ma soprattutto che il canale abbia assunto un’identità editoriale ben precisa, un valore molto importante nel sistema televisivo contemporaneo.