Isis, Trump chiama la Nato
Con il Papa dialogo su pace e ambiente. Ma da Gentiloni boccia l’intesa sul clima
Coalizione Nato anti Isis a guida Usa. Trump, a Roma, rilancia la lotta al terrorismo. Con il Papa, dialogo su pace e ambiente. Oggi a Bruxelles.
La prima richiesta di Donald Trump sarebbe passata. La Nato, secondo fonti diplomatiche riportate da diverse agenzie, è pronta ad aderire alla coalizione anti Isis guidata dagli Stati Uniti. Oggi il presidente Usa partecipa al primo vertice dei capi di Stato e di governo dell’Alleanza Atlantica.
Da settimane gli sherpa americani premono sui colleghi degli altri Paesi: l’organizzazione deve fare di più nella guerra internazionale contro il terrorismo. Altre fonti segnalano che Francia e Germania manterrebbero ancora delle riserve. Ma, intanto, il tema è in testa all’agenda di domani: oggettivamente un punto a favore per Trump.
Il leader della Casa Bianca ha lasciato ieri Roma con una scia di comunicati pieni di complimenti per l’impegno dell’Italia in Afghanistan, in Iraq, in Libia. Ma Trump, secondo quanto è stato possibile ricostruire, ha soprattutto sollecitato il premier Paolo Gentiloni a mediare tra due blocchi, due prospettive che si fronteggeranno oggi a Bruxelles e, da domani, al G7 di Taormina. Nella capitale belga, Stati Uniti e Gran Bretagna insisteranno per dare concretezza operativa alle iniziative militari della Nato in Siria, in Iraq e ovunque si trovino basi del Califfato.
Nello stesso tempo Trump riproporrà la questione dei contributi alla difesa comune. I 28 partner Nato si erano impegnati nel 2014 a raggiungere entro il 2024 l’obiettivo di destinare il 2% del proprio Prodotto interno lordo alla difesa. Raccontano che in questi giorni Steve Bannon, il più «falco» dei consiglieri alla Casa Bianca, abbia recuperato un po’ dell’influenza perduta nelle ultime settimane, sventolando in continuazione la tabella delle spese.
Solo cinque Paesi su 28 sono già in regola con l’onere assunto: Stati Uniti, Grecia, Estonia, Regno Unito e Polonia. Francia, Germania e Italia sono molto indietro.
Tuttavia la stessa nota ufficiale diffusa ieri dalla Casa Bianca «ringrazia il governo italiano per il suo contributo nello sforzo globale anti terrorista». È un riconoscimento che era mancato lo scorso 20 aprile, quando Trump ricevette la visita di Gentiloni a Washington. Ora il governo italiano punta a trasformare queste belle parole in un allentamento dell’offensiva trumpiana sul 2%.
Da domani il confronto si sposta al G7, in Sicilia. Trump non vuole debuttare come il grande inquinatore del pianeta. Ma per lui il rischio esiste. Anche papa Francesco, ieri, gli ha chiesto di «prendersi cura della nostra casa comune», l’ambiente e i cambiamenti climatici. Ancora una volta il leader statunitense si è rivolto a Gentiloni, presidente di turno del G7 (l’ha incontrato dopo essere salito al Colle da Sergio Mattarella), per bilanciare il dibattito, dando la precedenza in scaletta al terrorismo e al rilancio dell’economia mondiale, attivando piani di investimenti pubblici e privati.
Si profila lo scontro tra due blocchi. Da una parte Trump, la premier britannica Theresa May e forse il giapponese Shinzo Abe. Dall’altra l’asse franco-tedesco, rinnovato dopo l’elezione all’Eliseo di Emmanuel Macron. I primi spingeranno per contenere l’iper attivismo economico della Germania, che si può riassumere nell’imponente surplus commerciale. Angela Merkel e Macron predicheranno, invece, la necessità di mantenere aperto il commercio mondiale, di non fermare la globalizzazione con un protezionismo, più o meno mascherato. Pure in questo caso, secondo gli americani, Gentiloni dovrebbe provare a mediare, evitando che il primo G7 di Trump si risolva in un fallimento.