Corriere della Sera

Rinasce il Filadelfia anima del Torino

Cairo: «Qui il Toro ha vinto 6 dei suoi 7 scudetti e spero ci restituisc­ano l’8°»

- DAL NOSTRO INVIATO Alessandro Pasini

Il luogo della memoria è tornato un luogo di vita: dove c’erano rovine, polemiche e senso della fine ora ci sono di nuovo carne, sorrisi e pallone, e dunque finalmente un presente e un futuro. Il Filadelfia 3.0 non è l’impianto di una volta — tanti hanno sognato di ricostruir­lo uguale nei vent’anni trascorsi dall’abbattimen­to a oggi, ma si trattava solo di illusioni — però emoziona comunque: ci sono un bel campo verde con una grande tribuna da 2 mila posti che diventano 4 mila con le scarne gradinate sugli altri tre lati; i dodici pennoni della memoria dedicati al Grande Torino, a Ferrini e Meroni, ai campioni d’Italia del 1928 e del 1976; i resti di due curve, testimonia­nze dell’impianto che fu; un altro campo oltre la tribuna; e, fuori, la scritta antica sul muro «ingresso popolari laterali militari balilla» e la cornice della collina e dei palazzi imbandiera­ti granata.

Il popolo del Toro sciama al tempio per la pre-inaugurazi­one e l’espression­e condivisa è quella di chi non ci crede ancora. «Abbiamo temuto tante volte di non farcela», racconta sotto il sole bollente Cesare Salvadori, presidente della Fondazione Stadio Filadelfia. Ricorda che il «vergognome­tro toccò il suo massimo» quando il Comune prima dell’Olimpiade voleva impacchett­are le macerie per non fare brutta figura e saluta «i gufi che forse oggi saranno delusi». Il retrogusto amaro sta nel Dna del Torino e anche nella storia di questa ricostruzi­one

Salvadori Abbiamo temuto tante volte di non farcela. Oggi, forse, i gufi saranno delusi

Cravero Il Filadelfia non è solo un luogo fisico, è anche i racconti e l’aria che ci respiri

che al momento è incompleta perché mancano ancora il museo, la sede del club e la foresteria per i giovani. Ma quello che conta adesso è lasciarsi andare al flusso, palleggiar­e senza pudore fra presente e passato, avendo bene in mente, come dice un grande ex capitano come Roberto Cravero, che «il Filadelfia non è solo un luogo fisico ma i racconti e l’aria che ci respiri».

Al calare del sole, dopo che a centrocamp­o è stata deposta una corona di fiori in memoria del Grande Torino, sul prato sfilano vecchi e nuovi torinisti, la sindaca Chiara Appendino passa a salutare ma se ne va senza parlare e la morale della giornata la tira il presidente Urbano Cairo: «Il merito di tutto questo non è di una persona sola, ma di tutti i tifosi che negli anni hanno alzato un cortina di protezione unica e della Fondazione Filadelfia. Qui il Toro ha vinto sei dei suoi sette scudetti: abbiamo già avviato la richiesta in Federazion­e per ottenere l’ottavo che ci è stato revocato».

Oggi si taglia ufficialme­nte il nastro, sabato si disputerà un torneo di tredicenni, poi in futuro al Fila giocherà la Primavera e si allenerà la prima squadra. Tutti coloro che arriverann­o qui da oggi in poi faranno bene a perdere qualche minuto e camminare per la tribuna dove ci sono 600 seggiolini con le targhe dei sottoscrit­tori che con un’offerta di 1.000 o 2.000 euro hanno voluto stare qui per sempre. Pochi, secondo la Fondazione, e allora Cairo in mezzo al campo prima si impegna ad acquistarn­e 500, poi invita Mihajlovic e la squadra di oggi a fare un’offerta: si va dai 100 dello sponsor Beretta, ai 20 di Ljajic e Iturbe, ai 15 del tecnico, ai 10 di Belotti: il totale fa 777 mila euro.

Ognuno potrà, se vorrà, scrivere qualcosa su una targa personale. Quelle già presenti raccontano di «eternità di una fede», ringrazian­o una madre «per avermi fatto granata», ricordano un nonno che «mi ha preso per mano» e ha portato il nipote allo stadio. Parole della gente del Toro, ma che ogni vero tifoso al mondo può capire, sentire e fare sue. Ecco perché, una volta tanto, l’espression­e patrimonio collettivo non è retorica: questo Filadelfia è risorto per tutti.

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 ??  ?? La festa A sinistra, i campioni del passato davanti alla tribuna del nuovo Filadelfia. A destra in alto, i nomi dei giocatori del Grande Torino, che su questo campo non perse per quasi sei anni e, in cinque campionati, lasciò agli avversari appena 8 punti. Sotto, Urbano Cairo, presidente granata, accoglie i tifosi all’ingresso del Fila rinato. Qui si allenerà la prima squadra e giocherà la Primavera del Toro (LaPresse, Ansa)
La festa A sinistra, i campioni del passato davanti alla tribuna del nuovo Filadelfia. A destra in alto, i nomi dei giocatori del Grande Torino, che su questo campo non perse per quasi sei anni e, in cinque campionati, lasciò agli avversari appena 8 punti. Sotto, Urbano Cairo, presidente granata, accoglie i tifosi all’ingresso del Fila rinato. Qui si allenerà la prima squadra e giocherà la Primavera del Toro (LaPresse, Ansa)
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