I sorrisi di Trump I tre doni del Papa
Al capo della Casa Bianca una copia firmata del Messaggio per la giornata della pace, le esortazioni e l’enciclica «Laudato si’»
I doni, i gesti, il linguaggio verbale e non. L’essenziale dell’incontro tra il Papa e Donald Trump va oltre i «cordiali colloqui» e l’esegesi del linguaggio diplomatico nella nota ufficiale. L’uomo che percorre il secondo piano del Palazzo apostolico tra le alabarde degli svizzeri, guarda con la coda dell’occhio lo splendore delle Logge di Raffaello e si ferma sulla soglia degli ambienti papali mentre l’arcivescovo Georg Gänswein va avanti e gli fa segno di aspettare un attimo, «excuse me», ha tutta l’aria di aver atteso l’udienza con un filo d’ansia. Ancora un corridoio e finalmente si apre la porta della Biblioteca privata, Francesco esce accennando un sorriso cortese e quando si stringono la mano lo guarda diritto negli occhi.
«È un grande onore», mormora Trump; «welcome», concede Francesco sedendosi alla scrivania. La «photo opportunity» non è delle migliori, prima e dopo i ventisette minuti di colloquio riservato il presidente sorride panoramico mentre Francesco rimane per lo più serio, l’espressione assorta e quasi cupa. Piuttosto, non è formale lo scambio di doni. «Questo l’ho firmato personalmente per lei», spiega a Trump mentre gli porge una copia del Messaggio per la giornata della pace 2017. È il testo sulla «non violenza come stile di una politica di pace», con l’appello ai potenti della Terra «in favore del disarmo». Francesco ha preparato anche le esortazioni «Evangelii gaudium» e «Amoris laetitia» e l’ enciclica «Laudato si’» sulla custodia del creato, un classico in queste occasioni. «Beh, li leggerò», assicura Trump. Certo, nel caso di Trump il testo «ecologico» del Papa ha un significato particolare. Tra l’altro, scriveva: «La tecnologia basata sui combustibili fossili, molto inquinanti, deve essere sostituita progressivamente e senza indugio». In tema di ambiente, come su muri e migranti, le posizioni tendono ad essere opposte.
Il comunicato vaticano dirà che «si è auspicato una serena collaborazione tra lo Stato e la Chiesa cattolica negli Usa, impegnata a servizio delle popolazioni nella salute, l’educazione e l’assistenza agli immigrati». Concetto rafforzato dal fatto che Francesco, accanto a sé un monsignore interprete, ha spiegato subito che avrebbe parlato nella lingua madre, «I speak spanish», anche perché non è a suo agio con l’inglese.
Resta il fatto che il dono meno consueto è proprio il Messaggio sulla pace. Trump se lo sentiva, per ricambiare ha preparato un cofanetto con cinque prime edizioni di Martin Luther King. I contratti di armi per 110 miliardi all’Arabia Saudita non erano il migliore dei biglietti da visita per il presidente. Ma pontefice significa «costruttore di ponti», Francesco lo aveva già detto: «Bisogna cercare le porte che almeno sono un po’ aperte, parlare di cose comuni. Andare avanti, passo passo. La pace è artigianale, si fa ogni giorno. Avere rispetto dell’altro, essere sinceri».
Ci vuole dialogo e pazienza, la nota vaticana parla di «uno scambio di vedute» su «l’attualità internazionale» e «la promozione della pace nel mondo tramite il negoziato politico e il dialogo interreligioso, con particolare riferimento
Scambio di vedute sulla promozione della pace nel mondo tramite il negoziato politico e il dialogo interreligioso, con particolare riferimento al Medio Oriente L’omaggio Il Pontefice riceve un cofanetto con cinque prime edizioni di Martin Luther King Bisogna cercare le porte che sono un po’ aperte, parlare di cose comuni. Andare avanti, passo passo. La pace è artigianale, si fa ogni giorno
alla situazione in Medio Oriente e alla tutela delle comunità cristiane».
Alla fine Trump sembra un po’ sollevato. Melania e Ivanka, in nero e velate come da tradizione, appaiono emozionate. La First lady chiede la benedizione di un rosario. E quando il Papa parla a Ivanka di un dolce sloveno, «gli ha fatto mangiare la potizza?», la figlia del presidente non capisce ed esclama: «Oh, sì, pizza! Delicious!». Anche questo stempera la tensione. Mentre gli donava la scultura di un ulivo, Francesco ha detto al presidente: «Questo glielo regalo perché lei sia strumento di pace». E Trump, di rimando: «Abbiamo bisogno di pace. Non dimenticherò le sue parole».