Le idee macroniane del ministro scomodo
I 1.300 imprenditori presenti ieri all’auditorium del Parco della Musica a Roma sono usciti dalla sala sorpresi e un pizzico divertiti. Avevano prima ascoltato il loro presidente, Vincenzo Boccia, evitare accuratamente di entrare in urto con il governo al punto da non pronunciare nemmeno una volta la parola «Gentiloni», poi hanno invece assistito a un crescendo di un ministro del governo in carica, Carlo Calenda, che non ha risparmiato critiche alla maggioranza di cui fa parte. L’obiettivo non era l’attuale inquilino di palazzo Chigi ma il suo predecessore, Matteo Renzi, infilzato nella attuale veste di pivot del sistema politico italiano.
Le critiche di Calenda sono state così affilate da lasciare in tutti la netta sensazione che non si trattasse di uno sfogo pur estemporaneo ma quantomeno di un test di leadership alternativa. Il ministro tecnico che si candida, nelle forme tutte da vedere,a vestire i panni del Macron italiano con una piattaforma molto simile a quella del neopresidente transalpino, ovvero riproposizione di una cultura liberal, europeista e centrata sulla valorizzazione delle competenze. Ma è davvero così? Il «ministro scomodo» sostiene di no, nega di aver intenzione di entrare in politica o fondare un nuovo partito e giura di essersi solo limitato a dire lealmente cosa condivide e cosa no degli indirizzi del governo. Ma che il ruvido discorso di Calenda non dovesse suonare così inaspettato alle orecchie dei renziani lo dimostra un dettaglio: prima che iniziasse a parlare il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, è stato visto prendere la porta e assentarsi per improrogabili impegni. Ad ascoltare le frecciate di Calenda sono rimasti però ben sette ministri capeggiati da Piercarlo Padoan.
La scelta di usare l’assemblea della Confindustria come test non è stata difficile visto che il ministro dello Sviluppo si può dire che conosca quasi tutti i partecipanti all’assemblea grazie al suo passato associativo e in virtù anche dell’intesa attività sul territorio che lo ha portato in questi mesi a discutere di Industria 4.0, rafforzamento delle strategie dell’export, rapporti universitàimprese.
Oltre a poter indicare con nome e cognome i dirigenti delle associazioni provinciali Calenda sa a menadito su quali frequenze politicoculturali poterli intercettare, che tipo di orientamento esprimono e che valori vorrebbero che la politica facesse proprio e portasse all’affermazione. E infatti gli imprenditori hanno ripagato il ministro con tanti applausi e hanno fatto capire che, almeno per un giorno, avevano voglia di guardare con interesse a una sua eventuale candidatura.
Che poi nessuno — anche tra gli industriali — sia totalmente naïf va da sé e infatti dopo gli applausi sono arrivati nei conciliaboli postassemblea i primi dubbi. Ma che fa Carlo, fonda una nuova Scelta Civica? Oppure sta pensando di farsi adottare da Silvio Berlusconi?