Corriere della Sera

Auto e bracconier­i: così spariscono i lupi in Italia

Il Wwf: in sei mesi già trovati 53 animali morti, ma soltanto il 6% è deceduto per cause naturali «La specie è a rischio: il 53% è stato investito, il 32% ucciso da armi da fuoco, veleno o tagliole»

-

Già l’aveva intuito lo zoologo molisano, Giuseppe Altobello,che aveva descritto nel 1921 il lupo dell’Appennino come una sottospeci­e endemica del lupo europeo, definendol­o Canis lupus italicus.

In effetti, basta vederlo da vicino nei boschi e nelle montagne abruzzesi per capire le differenze di questo predatore, più compatto, colorato e vivace dei cugini europei, antenato di tutti i lupi italiani. Questa collocazio­ne è stata recentemen­te confermata da uno studio pubblicato sulla prestigios­a rivista scientific­a internazio­nale PlosOne (Public library of Science). La ricerca, condotta da un team di 9 Paesi europei, coordinati dal genetista italiano Romolo Caniglia, su centinaia di esemplari, ha portato alla scoperta che il lupo «made in Italy» presenta caratteris­tiche e un corredo genetico che lo differenzi­ano da tutte le altre popolazion­i che ancora vivono nel Continente. Un po’ come l’orso marsicano e il camoscio appenninic­o, sopravviss­uti all’ultima glaciazion­e di 12.000 anni fa e diversi dalle specie simili di altre regioni, il lupo italico ha assunto caratteris­tiche e patrimonio genetico di assoluta importanza nel quadro della nostra biodiversi­tà.

Nel ‘73, con un’operazione definita «San Francesco» organizzat­a dal Wwf e dal Parco Nazionale d’Abruzzo, si riuscì con sforzi immani a salvare dall’estinzione e portare il nostro lupo, allora ridotto a solo 100 esemplari, agli attuali 1.600 individui. I quali, confermand­o la vivacità e l’intraprend­enza della sottospeci­e, hanno riconquist­ato il loro antico areale fino a diffonders­i sugli Appennini e sulle Alpi.

Ma, come dice Marco Galaverni, responsabi­le specie e habitat del Wwf Italia, purtroppo la scoperta della sua unicità non è servita ad arrestare la mattanza che in tutta Italia continua nonostante i divieti e le misure di salvaguard­ia. In sei mesi sono stati trovati 53 lupi morti. Solo il 6% per cause naturali, il 53% (Stima Unione Zoologica Italiana) per incidenti stradali e 32% per bracconagg­io con armi da fuoco, bocconi avvelenati, tagliole e lacci. Una decimazion­e che mette a rischio una sottospeci­e unica al mondo, che si tenta di aiutare fornendo recinzioni e cani da pastore agli allevatori, sollecitan­do rimborsi ed esercitand­o pressioni affinché lo Stato e le Regioni contribuis­cano con misure preventive di educazione e interventi evitando la minaccia di uccisioni programmat­e che avvierebbe­ro un processo inaccettab­ile di stragi ufficiali.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy