CANTIERI CHIUSI A FIRENZE UN PASTICCIO CHE SI SPERA POSSA ESSERE RISOLTO
Una sentenza ha mandato in tilt tutta l’urbanistica fiorentina. E anche la macchina di Palazzo Vecchio. Con effetti a cascata che ieri sono arrivati anche sui tavoli di Palazzo Chigi. È stata la Cassazione a fare il primo passo prendendo di mira la trasformazione dello storico Palazzo Tornabuoni in residenze di lusso. Secondo l’Alta corte non è possibile cambiare la destinazione d’uso di immobili di pregio con una semplice «segnalazione di inizio attività» (la burocrazia la chiama più semplicemente «scia») , come succedeva abitualmente nell’area centrale della città tutelata dall’Unesco. A meno che la trasformazione non avvenga attraverso un «restauro pesante». E cioè una procedura in grado di garantire meglio il patrimonio urbano, che però non è prevista dal regolamento urbanistico comunale, strettamente legato alla filosofia renziana dei «volumi zero» (nessun mattone in più, ma solo interventi, semplificati, sugli spazi esistenti). Quando per iniziativa di un magistrato della Procura, è stata segnalata al Comune la portata della sentenza è scattato il cortocircuito. Palazzo Vecchio ha bloccato tutte le pratiche fermando decine di cantieri e milioni di investimenti. Nel bel mezzo dei lavori. Panico tra architetti, ingegneri, geometri, tecnici comunali. In pochi giorni Firenze è diventata la città dei cantieri deserti. Quando lo stop ha fermato i lavori nel Palazzo della Mercatanzia in piazza Signoria, gestito da Gucci che voleva ampliare il suo «caffè», tutti hanno capito in che razza di guaio la città si era infilata. E così il sindaco Dario Nardella sì è prima consultato con Matteo Renzi e poi ha chiamato la sottosegretaria Maria Elena Boschi nella sede della presidenza del Consiglio. Il rimedio consiste in un emendamento alla manovra in discussione alla Camera che modificherebbe il testo unico dell’edilizia sul cambiamento della destinazione d’uso. Una legge per sanare una violazione di legge. Sperando che la toppa copra davvero il buco.