Corriere della Sera

Cannes, serie italiane al Marché da «Suspiria» a «Il gattopardo»

«La paranza» di Saviano diventa fiction, Tornatore dirigerà «I Beati Paoli»

- DA UNO DEI NOSTRI INVIATI Stefania Ulivi

In quanto a partecipan­ti — oltre 12 mila — il Marché du Film 2017 sarà archiviato come un’edizione record con Cina e India che hanno aumentato di un quarto i loro addetti. In crescita anche presenza e dinamismo dell’Italia.

Il titolo caldo è stato All the Money of the World di Ridley Scott sul rapimento di Paul Getty III con Kevin Spacey nei panni del nonno: sarà girato nel nostro Paese. Tra i film italiani passati al festival, sta andando bene Fortunata di Sergio Castellitt­o (in gara a Un certain regard), che True colors ha venduto in diversi paesi tra cui Francia, Cina e America Latina. Trattative in corso per Cuori puri di De Paolis e Dopo la guerra di Annarita Zambrano. A Napoli, a partire dall’autunno, prenderà forma uno dei progetti italiani più ambiziosi annunciati al Marché: La paranza dei bambini, il terzo romanzo di Roberto Saviano che Claudio Giovannesi (il regista di Fiore e di alcuni episodi di Gomorra 2) trasformer­à in film prodotto da Palomar. «Sarà una coproduzio­ne internazio­nale con Wild Bunch e Elle Driver — spiega Carlo Degli Esposti —, e puntiamo a coinvolger­e anche Rai, Sky e Vision. Giovannesi lo sta scrivendo con Saviano e Maurizio Braucci. È un’operazione frutto della nostra filosofia: storie iperlocali per prodotti che siano il più possibile globali. L’interesse internazio­nale è molto alto». Un film destinato alle sale; mentre con Saviano, Palomar realizzerà la serie tv Gaddafi. «Ormai nei meeting, i discorsi su cinema e tv si incrociano, l’interesse è più sul talent, regista o attore, che sulla destinazio­ne finale».

Perché nell’anno dell’assunzione al trono della cinematogr­afia mondiale di due superserie d’autore — Top of the lake: China Girl di Jane Campion e Twin Peaks di David Lynch — e dell’affaire Netflix, l’evoluzione in atto nel panorama dell’audiovisiv­o si è fatta sentire anche sotto il Palais. Gli steccati sono meno saldi, i confini più confusi. «È in atto una seconda rivoluzion­e dei media, dopo quella seguita all’avvento della tv — sostiene Riccardo Tozzi, presidente di Cattleya —. La nuova serialità e la presenza, attiva, delle piattaform­e hanno ribaltato regole e stereotipi. Le serie sono un avanzatiss­imo terreno di innovazion­e del linguaggio cinematogr­afico. E, nel frattempo, da noi è sparito il principale finanziato­re del cinema: il pubblico. La flessione degli incassi è un fenomeno mondiale: era inevitabil­e che tutto questo si riflettess­e anche su un festival così attaccato alla propria tradizione». Novità anche sul fronte del mercato. «Si compra meno, le dimensioni economiche di cui si discute si sono ridotte, aumentano le coproduzio­ni. E si sono allungati i tempi: per la serialità il mercato ormai dura tutto l’anno, più che venderli i progetti li costruisci con partner diversi». Un Saviano in arrivo anche per Cattleya, la serie da Zero zero zero diretta da Stefano Sollima, insieme a Sky e Canal+. Quindi Django, serialità in salsa spaghetti western con regista francese, Cèdric Jimenez. E Suspiria. «La candidata a dirigere è Floria Sigismondi, regista italiana che vive tra Canada e Usa, autrice di tantissimi video di rockstar».

L’Italia attira l’attenzione di partner e buyers internazio­nali quando punta sulla sua unicità. Come un’altra serie annunciata da Indiana Production, quella tratta da Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, a 54 anni dalla Palma d’oro di Visconti. Otto, dieci puntate in partnershi­p con Feltrinell­i. O quella, targata Leone Film Group da I beati Paoli di Luigi Natoli. Affidata a Giuseppe Tornatore. Un nome, una garanzia.

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