Corriere della Sera

Mossa di Fassone, Ringhio allenatore della Primavera

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contano la storia, il senso di appartenen­za, i valori da tramandare».

Maldini sarebbe stato la persona giusta?

«Mi dispiace che non ci sia per il rispetto che ho per lui. Paolo è il Milan, ma non conoscendo le dinamiche non giudico».

L’Inter è la prova vivente che le risorse non garantisco­no successi. Quanto influisce la lontananza della proprietà?

«I nerazzurri stanno vivendo quella fase di transizion­e che è già capitata allo United, al Chelsea o al Liverpool. La verità è che rinnovare si paga. I successi,

Grinta Gennaro Gattuso, 13 stagioni al Milan (LaPresse) come è stato per il nostro Milan o per la Juve attuale, si costruisco­no con lo stesso blocco di 8-9 giocatori che stanno tanto tempo insieme. Cambiare ogni anno 10-12 giocatori rende arduo il compito del tecnico: fa bene la Juve che inserisce solo 2-3 campioniss­imi in un tessuto collaudato. Poi che i presidenti siano in un altro continente conta fino a un certo punto perché certi valori li trasmetton­o i dirigenti che vivono la sede o il centro sportivo».

Quanto tempo ci vorrà per colmare il gap dalla Juve?

«È l’esempio da seguire, non sembra nemmeno una squadra italiana, ora ha un respiro internazio­nale. Fa un mercato intelligen­te e ha lo stadio di proprietà: spero che vinca a Cardiff perché sarebbe fondamenta­le per il nostro sistema calcio».

Si aspettava una tale crescita di Allegri?

«Max era già bravo a gestire lo spogliatoi­o ai tempi del Milan. Non si piange addosso, finge di non vedere e vede tutto e poi ha avuto la grande intuizione tattica del 4-2-3-1».

Il suo amico Buffon merita il Pallone d’Oro?

«È un premio che lascia il tempo che trova visto che fuoriclass­e come Baresi o Maldini non lo hanno mai vinto. Mi au-

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