Corriere della Sera

Piccole e velocissim­e Le barche volanti a caccia di Oracle sfiorando i 100 all’ora

- Gaia Piccardi

Pedali I «grinder» di New Zealand come ciclisti in fuga

Volare sull’acqua, da domani, si può. Con la Vuitton Cup, la selezione degli sfidanti, salpa da Bermuda la 35ª Coppa America di vela, il trofeo più antico dello sport (1851), la brocca d’argento capace di far perdere la testa a tycoon, capitani d’industria e armatori. Ci eravamo lasciati quattro anni fa nella baia di San Francisco con lo spettacolo assurdo ma grandioso dei catamarani giganti con l’ala rigida negli occhi e con la clamorosa rimonta di Oracle su Team New Zealand (da 1-8 a 9-8) negli annali, una delle imprese più notevoli di sempre. Ritroviamo yankees e kiwi in un altro Oceano, nel paradiso fiscale e per vip dell’arcipelago del Nord Atlantico, dove il defender ha dato appuntamen­to a cinque sfidanti battenti cinque bandiere diverse. Sfumata strada facendo la partecipaz­ione di Luna Rossa, indimentic­ata regina della Vuitton ’99: di fronte all’ennesimo sopruso di Larry Ellison, il patron di Oracle che — come da tradizione — ha fatto e disfatto le regole a suo piacimento, Patrizio Bertelli aveva deciso di ritirare la barca dalla regata. Molta tecnologia italiana si è trasferita a bordo del catamarano neozelande­se, storicamen­te alleato, insieme a Max Sirena, skipper di Luna Rossa in California e uomo di fiducia di Bertelli, embedded tra i kiwi con la missione di acquisire un know how che (lo vedremo) nel futuro potrebbe tornare utile. Gli svedesi di Artemis Racing, i francesi di Groupama Team France, gli inglesi di Land Rover Bar, i giapponesi di Softbank Team Japan e i kiwi di Team New Zealand (presidente l’italiano Matteo De Nora) si daranno battaglia su multiscafi più piccoli ma volanti: 15 metri di lunghezza, 23,60 metri di albero alare, 6 marinai di equipaggio (peso massimo 525 kg), velocità fino a 90 km/h grazie ai foil, le appendici taglienti come lame. Se la 34ª America’s Cup era servita per sperimenta­re (le prove tecniche di volo costarono la vita a Andrew Simpson, velista svedese), questa decollerà letteralme­nte. Le immagini degli allenament­i a Bermuda (con la collisione tra inglesi e kiwi che ha costretto i maestri della vela in banchina) mostrano scafi totalmente sollevati dall’acqua. La fantavela è già qui. «Se le barche non avessero livree diverse, si farebbe fatica a distinguer­le» dice Nathan Outteridge, skipper di Artemis. Sarà il fattore umano, infatti, a prevalere sulla tecnologia, orientando la coppa. Oracle si difende con Jimmy Spithill al timone, i kiwi hanno licenziato Dean Barker (passato ai giapponesi) mettendo la barra in mano al giovane talento Peter Burling. Team France e Bar si affidano a due leggende viventi, Cammas e Ainsle. L’Italia spera che a vincere siano i neozelande­si, perché si ripensi ai monoscafi e a Bertelli torni la voglia. In quel caso Sirena, con la sua valigetta di segreti, sarebbe pronto a tornare in pozzetto.

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